Non c’è pace per la famiglia del piccolo Carlo Mattia, il neonato morto soffocato al Pertini di Roma. Il cadavere del bambino era stato disperso.
Il cadavere di un neonato di 3 giorni disperso. La madre e il padre condannati ad un dolore senza fine. Sembra incredibile invece una tragica realtà avvenuta in un ospedale italiano.
Il funerale del piccolo Carlo Mattia – morto a tre giorni dalla sua nascita all’ospedale Sandro Pertini di Roma, soffocato dalla sua stessa mamma che si era addormentata durante l’allattamento – si è celebrato con una settimana di ritardo. Questo ingiusto prolungamento del dolore dei familiari è stato causato da una ulteriore mancanza da parte del nosocomio: all’anagrafe nessuno aveva trasmesso la registrazione del neonato.
Carlo Mattia era nel letto con la sua mamma nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, nella stanza 29 del reparto Maternità. È morto schiacciato dalla donna che si è addormentata, stremata, dopo 17 ore di travaglio e tre giorni senza dormire. La donna – una giovane madre di 29 anni – aveva chiesto più volte di poter affidare il suo bambino al nido di notte. Ma la richiesta di aiuto era rimasta inascoltata.
Il 13 gennaio i medici hanno eseguito l’autopsia sul corpicino del neonato e la salma è stata trasferita all’Umberto I ma senza informare i genitori i quali avevano incaricato un’agenzia per organizzare il rito funebre del piccolo Carlo Mattia. L’agenzia funebre ha proceduto, come avviene in questi casi, alla richiesta dei documenti per il rilascio della salma. Ma l’incaricato delle onoranze funebri è venuto a conoscenza che il riconoscimento del piccolo effettuato con regolarità dai genitori in ospedale, non era stato trasmesso e, quindi, l’ospedale non aveva comunicato all’anagrafe la richiesta di registrazione del neonato. Una dimenticanza dell’ospedale che ha gettato, ancora una volta, i genitori nello sconforto. Sono trascorsi così altri sette giorni prima che i genitori potessero dire addio al loro bambino. Ma non è tutto: nella denuncia la coppia ha riferito un fatto allucinante. A distanza di cinque giorni dalla morte del bambino, i genitori sono stati chiamati dall’ospedale che li sgridava per non aver portato il neonato a fare una visita pediatrica.
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