La famiglia di Valeria Fioravanti- morta dopo essere stata dimessa da ben 3 ospedali capitolini- cerca testimoni oculari che possano raccontare come è stata trattata la figlia.
Valeria non solo è morta dopo essere stata rimandata a casa da tre diversi ospedali ma, stando a quanto raccontato dalla mamma della vittima, al pronto soccorso del Casilino la ragazza è stata accusata di esagerazione e minacciata di intervento delle Forze dell’Ordine.
Il tragico epilogo ormai lo conosciamo tutti: Valeria Fioravanti è morta di meningite. La ragazza aveva solo 27 anni ed era appena diventata mamma. I medici si sono resi conto della gravità della situazione quando ormai non c’era più nulla da fare. La famiglia della 27enne ora cerca testimoni: “Siamo alla ricerca di testimonianze, persone che quel giorno hanno assistito alla scena”– questo l’appello, che nelle ultime ore sta rimbalzando di bacheca in bacheca e di chat in chat. La mattina del 30 dicembre 2022 Valeria Fioravanti, accompagnata dalla madre Tiziana, si era recata al Pronto soccorso del policlinico Casilino, in quanto i dolori non accennavano a passare nemmeno con le cure prescritte dallo stesso Pronto soccorso. Valeria, a quel punto, è stata accusata di esagerazione e minacciata di intervento delle Forze dell’Ordine se non fosse andata via. Ma la famiglia precisa di non avere alcuna cartella clinica in merito a quella visita. Da qui la richiesta di farsi avanti a chi, quel giorno, ha notato la scena e ricorda qualcosa: “Se eravate lì o se conoscete direttamente o indirettamente persone che hanno assistito siete pregati di contattarci sia via mail sia sul sito www.valeriafioravanti.com.”– implorano i familiari.
La drammatica vicenda di Valeria Fioravanti, secondo quanto denunciato dai familiari, è iniziata il 25 dicembre, quando la 27enne è stata operata al Campus Biomedico di Roma per un ascesso. Due giorni dopo le dimissioni si è presentata al Pronto soccorso del policlinico Casilino accusando un forte mal di testa, dolori alla schiena e al collo. Le sarebbe stata diagnosticata una forte cefalea e sarebbe stata dimessa con la prescrizione di antinfiammatori. Nei giorni successivi, però, il dolore invece che diminuire sarebbe aumentato. Tornata al Casilino si sarebbe verificato l’episodio denunciato dai familiari, e per cui si stanno cercando testimoni. Fioravanti si è quindi rivolta ai medici del San Giovanni, che – sempre stando a quanto denunciato – le avrebbero diagnosticato una protrusione alla colonna vertebrale, con conseguente disposizione di indossare un collare per una settimana. Nei giorni successivi le condizioni di Valeria hanno continuato a peggiorare: soltanto al quarto tentativo di ricovero, al Policlinico dei Gemelli, i medici hanno capito che si trattava di una meningite batterica ma ormai troppo tardi per salvarle la vita. Sull’accaduto la procura di Roma ha aperto un fascicolo e la Regione Lazio dal canto suo ha fatto sapere di avere “avviato un audit interno per accertare i fatti”.
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