Dopo il caso del neonato morto soffocato, l’ospedale romano Sandro Pertini è sotto accusa. La Procura indaga per l’omesso controllo da parte del personale
La mamma della piccola vittima, sarebbe dovuta essere controllata dal personale dell’ospedale. Tanto più che la donna aveva lamentato per almeno tre volta la sua stanchezza estrema.
La donna, una giovane italiana di 30 anni, ha più volte precisato di essere stata lasciata sola dopo aver affrontato un travaglio di 17 ore. Per questo ora la Procura di Roma indaga sulla omessa vigilanza da parte del personale ospedaliero. La struttura, infatti, ha il dovere di controllo, anche rispetto ai comportamenti incauti e pericolosi che i pazienti potrebbero mettere in atto.
Per di più, in questo caso, la mamma del piccolo Carlo Mattia – deceduto a tre giorni di vita, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio – non ha avuto un comportamento incauto o pericoloso. Al contrario, ha seguito le indicazioni che le erano state date. “Le infermiere mi hanno spiegato in che posizione mi dovevo mettere per allattare il bimbo sul letto e io l’ho fatto, anche quella notte” – ha spiegato la donna tramite il suo legale, l’avvocato Alessandro Palombi.
Per fare chiarezza sulle condotte del personale sanitario del Sandro Pertini, saranno determinanti anche le testimonianze di altre donne che hanno partorito lì. E, soprattutto, le testimonianze delle altre tre mamme che erano in stanza con la mamma del bimbo deceduto. Il pm, che indaga per omicidio colposo contro ignoti, a breve potrebbe convocarle come persone informate sui fatti. Anche se, considerato che era l’1,40 di notte, non è detto che le altre mamme fossero sveglie nel momento in cui la madre del piccolo si è addormentata, schiacciandolo. La versione delle altre tre gestanti potrebbe essere preziosa per stabilire da quanto tempo le infermiere non passassero per un controllo e se è vero – come sostiene la mamma del neonato deceduto – che lei aveva chiesto aiuto più volte scontrandosi sempre contro altissimi muri. Inoltre, potrebbero confermare quale fosse la posizione che era stata loro suggerita per l’allattamento sul letto.
Gli inquirenti, intanto, hanno acquisito i turni del personale in servizio quella notte per capire se il reparto di ginecologia del Pertini soffra di carenza di personale.
Il protocollo adottato nel reparto di Ginecologia dell’ospedale romano è finito all’attenzione della Procura. La Asl 2 sostiene che la mamma del piccolo, come tutte le altre madri, abbia sottoscritto il modulo sui rischi connessi alla gestione autonoma del bambino, ma lei afferma al contrario di non avere dato alcuna autorizzazione e comunque di non avere avuto alcuna alternativa.
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