Tutto il paese è rimasto giustamente sconvolto e profondamente indignato dal caso del neonato morto soffocato all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Sulla questione è intervenuto un medico.
Il dottor Antonio Lanzone– direttore dell’area ostetrica del Policlinico Gemelli di Roma – è intervenuto a commentare questa tragedia. Il suo parere di esperto si discosta parecchio da quello dei suoi colleghi del Pertini.
Lanzone ci tiene a precisare, prima di tutto, una cosa: il rooming in – cioè la possibilità per la madre di tenere il neonato nella stanza con sé- non obbligatorio e non può essere imposto. “Il rooming in è una condizione clinica che è stata classificata come best practice nel rapporto madre bambino… può essere fatto tutta la notte, oppure soltanto di giorno. In ogni caso deve esserci un accompagnatore insieme alla madre, laddove questa modalità non fosse possibile il neonato viene portato al nido. Un’altra regola basica dei protocolli internazionali sulla sicurezza del neonato prevede che, finito l’allattamento, il neonato deve essere depositato in culla. Come tutte le pratiche mediche non esiste una azione coatta, ma è necessario un consenso informato”– ha puntualizzato il medico.
La carenza di personale
In pratica deve essere la madre a scegliere se tenere con sé il figlio oppure no. Nel caso specifico la madre del bambino aveva chiesto tre volte di poterlo lasciare alla nursery perché, dopo 17 ore di travaglio, aveva bisogno di dormire. Ma medici e infermieri le hanno sempre negato questa possibilità obbligandola, di fatto, a tenere sempre con sé il figlio. Lanzone prosegue spiegando che l’ospedale deve offrire diverse possibilità alla madre: “Se la mamma lo porta al nido e la notte però vuole allattarlo, noi abbiamo un sistema per cui le infermiere del nido la accompagnano dal neonato. Ripeto, non esiste il rooming in obbligatorio e ci deve essere sempre un accompagnatore insieme alla madre”. Il problema è un altro: la carenza di medici. Perché se non ci sono medici o infermieri alla nursery allora il rooming in diventa obbligatorio perché non c’è alternativa. Il medico conclude: “Una carenza ormai strutturale di medici e infermieri porta certe conseguenze che poi purtroppo si scaricano sull’ultimo anello della filiera”. Un neonato è morto, una famiglia è stata distrutta perché in Italia manca il personale negli ospedali.