Se ne è andato dopo aver combattuto fino alla fine come il campione che era e che tutti ricorderemo. Addio a Gianluca Vialli.
Il mondo dello sport – e non solo – piange oggi la perdita di Gianluca Vialli. Il 58enne è deceduto a Londra, dove era ricoverato da alcune settimane.
Purtroppo Vialli non ha vinto la sua partita più importante: quella contro il tumore al pancreas che lo aveva colpito nel 2017. Negli ultimi anni sembrava stare bene ma purtroppo la recidiva della tremenda neoplasia non gli ha lasciato scampo. Nelle ultime settimane era ricoverato in una clinica di Londra dove lo avevano raggiunto anche la madre e la sorella per stargli vicino. Il tumore al pancreas – che il bomber di Sampdoria e Juventus aveva scoperto praticamente per caso in seguito ad una risonanza fatta per altri disturbi – è una neoplasia che ogni anno uccide cerca 13mila persone in Italia ed è la terza causa di morte oncologica, ma potrebbe diventare presto la seconda. Spesso il problema principale è la difficoltà di diagnosticare questo tipo di tumore a una ghiandola così importante per il sistema digestivo e intestinale. Inoltre la ricerca non sta facendo grossi progressi a causa della mancanza di fondi. Tra i sintomi del tumore al pancreas ci sono il mal di schiena o un forte dolore nella parte superiore dell’addome, una colorazione gialla della pelle e degli occhi, un prurito insolito, cambiamento nella digestione e nelle abitudini intestinali, la perdita di appetito e di peso. Tra i fattori di rischio ci sono la familiarità con la malattia, il diabete, la pancreatite, l’obesità e l’abuso di alcol e fumo. È fondamentale la tempestività con cui viene diagnosticata la malattia.
Gianluca Vialli, subito dopo aver scoperto il tumore, si era sottoposto a un intervento chirurgico, un primo ciclo di chemioterapia durato nove mesi e un secondo click di otto mesi, per un totale, quindi, di 17 mesi di chemio, che lo ha debilitato molto. Gianluca Vialli ha raccontato poi che in quel periodo indossava un maglione sotto la camicia per non sembrare troppo magro. Ha combattuto fino alla fine come un guerriero. E tutti noi vogliamo ricordarlo così: come un bomber che lotta fino al novantesimo minuto.
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