Parole molto dure quelle della scrittrice Michela Murgia la quale ha paragonato il premier Giorgia Meloni alla camorra.
Il giornalista e scrittore Roberto Saviano è finito a processo per aver definito bastardi il premier Giorgia Meloni e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini in relazione al fenomeno degli sbarchi. Michela Murgia è intervenuta per difendere a spada tratta l’autore di Gomorra.
Questa volta però Murgia si è spinta un po’ troppo oltre ed è arrivata a paragonare Giorgia Meloni alla camorra. Secondo la scrittrice, infatti, tanto Meloni quanto la camorra perseguiterebbero Roberto Saviano. Ospite a Di Martedì su La7, Michela Murgia, di fronte a milioni di telespettatori, ha asserito: “I capi di Governo non portano gli intellettuali alla sbarra in nessun paese democratico. Due persone, due entità, perseguitano in questo momento Roberto Saviano: una è la Camorra dato che ha ancora la scorta e quindi vuol dire che c’è qualcuno che sta valutando come lui sia ancora in pericolo, l’altra è la presidente del Consiglio“. Dopo le parole della scrittrice, il presentatore del programma, Giovanni Floris, ha subito sottolineato che per quanto affermato si sarebbe potuto scatenare un putiferio. Da un lato, infatti, c’è una lecita querela, mentre dall’altro ci sono criminali.
La pesante allusione di Michela Murgia sul premier Meloni e la camorra ha fatto insorgere Fratelli d’Italia. “Siamo al delirio totale. Una campagna di odio contro il capo del Governo” – ha affermato il capogruppo del partito alla Camera Tommaso Foti. Il vicepresidente della commissione Affari costituzionali della Camera Riccardo De Corato si auspica che i conduttori televisivi non invitino più la scrittrice nelle loro trasmissioni. Certe parole pesano e, sebbene le intenzioni di Michela Murgia non fossero certo quelle, potrebbero, tuttavia, incitare qualcuno ad accanirsi contro Giorgia Meloni e la sua famiglia. Di recente infatti un 27enne con precedenti per spaccio ha minacciato di morte Meloni e la figlia. “Quando una donna, che dovrebbe essere un’importante intellettuale, dà della bastarda e del criminale al presidente del Consiglio e lo paragona alla camorra è normale che un pregiudicato, mantenuto a spese di chi lavora con il reddito di cittadinanza di cui teme di essere privato, si lasci andare a parole che costituiscono reato” – ha infatti sottolineato il capogruppo al Senato di Fdi, Lucio Malan.
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