I social continuano a scatenarsi contro Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa dall’ex compagno a Bologna. Agli occhi di molti la vittima era colpevole di indossare la minigonna.
Italia 2022…questo dice il calendario. Il clima culturale che si respira, però, spesso ci riporta ai secoli bui in cui ad una donna non era concesso neppure il diritto di scegliere come vestire. E la storia di Alessandra Matteuzzi ci ricorda quanto cammino ci sia ancora da fare affinché “uguaglianza” non resti un semplice flatus vocis.
Alessandra Matteuzzi – 56 anni – è stata assassinata in via dell’Arcoveggio, a Bologna, lo scorso 23 agosto. Il suo assassino era l’uomo con cui aveva condiviso parte della sua vita: il suo ex compagno, il 27enne Giovanni Padovani. Due settimane fa, nel parco Zaniboni al Navile, è stata inaugurata in memoria di Alessandra una panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne; in quell’occasione, sui social hanno fatto capolino frasi molto offensive nei confronti della donna. Alcuni, addirittura hanno scritto frasi di sostegno e comprensione verso l’assassino.Tutto è stato rimosso, ma l’avvocato della famiglia Matteuzzi, Chiara Rinaldi, ospite l’altra sera del Salotto organizzato dalla scrittrice Patrizia Finucci Gallo all’hotel Guercino, ha annunciato che alle querele già depositate a ottobre contro 25 haters – che si erano scagliati contro la vittima già all’indomani dell’omicidio- ne seguiranno con ogni probabilità altre. L’avvocato ha spiegato: “Si tratta di commenti subdoli: senza insulti diretti ad Alessandra, cercano di giustificare l’assassino addossando a lei chissà quale responsabilità nell’averlo fatto uscire di testa. Questo perché era una donna disinvolta, che indossava minigonne e sceglieva di vivere fuori dai canoni che a 56 anni ti vogliono a casa a fare i centrini”.
Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria di Padovani, attualmente rinchiuso alla Dozza, si attendono a giorni i risultati delle perizie disposte su telefoni e computer suoi e di Alessandra, poi probabilmente le indagini si avvieranno alla chiusura. L’obiettivo è anche fare luce sulla sussistenza dello stalking– reato che aggraverebbe l’accusa di omicidio – e sulla premeditazione, che per ora non gli è contestata. Il legale ha ribadito l’importanza di denunciare ma ha precisato anche che, nel caso di Alessandra Matteuzzi non si sarebbe davvero potuto fare di più: “Alessandra aveva denunciato, ma prima del brutale omicidio, Padovani non aveva dato segnali di violenza. Non c’erano estremi per arrestarlo. Un divieto di avvicinamento non avrebbe fatto differenza. Per lei non si poteva fare di più”. Qualche mese fa anche a Vicenza una donna, Lidia Miljkovic, è stata uccisa per strada dall’ex compagno. Anche lei, come Alessandra Matteuzzi, aveva denunciato. Anche lei non è stata salvata
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