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Puré di patate contro un quadro di Monet: la nuova protesta degli ambientalisti

Due giovani attivisti per il clima hanno lanciato del puré di patate contro un’opera di Claude Monet. 

Che connessione possa sussistere tra i danni climatici e il deturpare le opere d’arte, non è dato sapere. Dopo Vincent Van Gogh è stato preso di mira Claude Monet.

Sulla scia dell’attenzione mediatica ottenuta dalle due attiviste che, qualche giorno fa, a Londra hanno imbrattato I Girasoli di Van Gogh con della zuppa, anche due ambientaliste tedesche si sono date da fare. Le due attiviste -spalleggiate da altri due – sono entrate al Museo Barberini di Potsdam, in Germania, e hanno imbrattato un quadro di Claude Monet – maestro impressionista – con del puré di patate. Non contente hanno anche fatto un video che è stato diffuso sui social ed è già diventato virale. Le due giovani – che fanno parte di Last Generation, un collettivo di attivisti per il clima- hanno corredato il video pubblicato sui social, con questo messaggio rivolto ai politici: “Se ci vuole un dipinto – e il purè di patate o la zuppa lanciati contro di esso – per far ricordare alla società che il ricorso ai combustibili fossili ci sta uccidendo tutti, allora vi regaliamo il purè su un dipinto”. Nel video le due responsabili hanno invitato i politici  ad adottare misure efficaci per limitare il cambiamento climatico.

Il quadro di Monet imbrattato, precisamente, è Il Pagliaio. Il dipinto fortunatamente era protetto dal vetro. L’opera non è della galleria, ma appartiene alla collezione privata del donatore e multimiliardario Hasso Plattner ed è esposto nella mostra permanente del Museo Barberini. Deve ancora essere valutata con precisione l’entità dei danni. La portavoce del museo ha informato che i rilievi sono in corso. Il direttore del museo, per il momento, si è limitato a commentare: “Sono sollevato che il dipinto non abbia subito danni e che presto potremo riaprire l’opera al pubblico. Pur comprendendo l’urgenza degli attivisti di fronte alla catastrofe climatica, sono scioccato dai mezzi con cui stanno cercando di far valere le loro richieste“. In effetti non sarà imbrattando opere d’arte in giro per il mondo che si potrà trovare una soluzione ai cambiamenti climatici in atto.

 

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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