Cibo ammuffito in casa? Non tutto è da buttare, alcuni possono ancora essere salvati e utilizzati: ecco i dettagli a riguardo.
Al giorno d’oggi, nell’epoca del consumismo, siamo abituati ad avere sempre ciò di cui necessitiamo, anche spesso in quantità eccessiva rispetto all’effettivo bisogno; per questo, più che aggiustare, preferiamo buttare e acquistare qualcosa di nuovo.
Questo porta però molto spesso a tantissimi sprechi, specie se ci troviamo in campo alimentare, parlando dunque di un bene primario come il cibo; già partire “salvando” il cibo ammuffito può evitare enormi sprechi. Ma come fare e, soprattutto, quando buttarlo e quando no? I dettagli.
Cibo ammuffito? Non tutto è da buttare: ecco perché
Molte volte, aprendo il frigorifero o la dispensa, ci capita di notare della muffa formatasi sopra al cibo; ovviamente, come in molti già sanno, la muffa oltre a non avere un bell’aspetto ed essere “invitante” al gusto fa anche male al nostro organismo. A primo impatto, ciò che pensiamo (e spesso facciamo) è l’azione di buttare l’alimento in questione; in realtà, in alcuni casi possiamo ancora intervenire anche vedendo la muffa.
Come suggerisce infatti il sito pianetadonne.blog, alcuni alimenti possono ancora essere mangiati anche se in essi è presente della muffa, a patto ovviamente di rimuovere la parte “attaccata”. L’esempio più comune lo si può fare con salumi e formaggi: spessissimo il parmigiano reggiano presenta parti di muffa, ma rimuovendole è ancora possibile consumarlo senza alcun problema.
Stesso discorso si può fare magari con il prosciutto, dove la muffa è facilmente rimuovibile così come sul parmigiano; la situazione è ben diversa invece con la carne, oppure con le marmellate, burro e yogurt oppure tutti i prodotti da forno (soprattutto pane e basta).
Purtroppo, questi alimenti se infestati (anche in parte) dalla muffa vanno necessariamente gettati via; ancor più importante dunque far attenzione alle quantità acquistate, cercando sempre di non eccedere per evitare spiacevoli situazioni come queste e tagliando i costi di alimenti che, per inutilizzo, rischiano di rovinarsi ed essere buttati.