In un’intercettazione telefonica si sente chiaramente il padre di Saman Abbas – scomparsa nel 2021 – dire di aver ucciso la figlia.
Il prossimo febbraio inizierà il processo a carico dei familiari di Saman Abbas, la ragazzina di 18 anni scomparsa da Novellara – Reggio Emilia- nell’aprile 2021. Un’intercettazione inchioderebbe il padre della giovane.
In una telefonata intercorsa tra il padre di Saman e un parente a distanza di circa un mese dalla scomparsa della ragazza, si sente l’uomo dire: “Ho ucciso mia figlia“- le esatte parole di Shabbar Abbas che avrebbe confessato tutto quando ormai era già fuggito in Pakistan. La conversazione è agli atti del processo. A questo punto ogni dubbio è stato fugato: la 18enne è stata uccisa. Il movente, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il suo rifiuto di sposare un cugino in Pakistan.
Il 10 febbraio 2023 andranno a processo a Reggio Emilia i tre familiari di Saman arrestati all’estero, Francia e Spagna, nei mesi scorsi: lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, oltre ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan. Nella telefonata si sente il genitore della ragazza rivendicare con orgoglio il suo gesto, gesto compiuto in nome del suo onore della sua dignità: “Per me la dignità degli altri non è più importante della mia. Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”. Troppo disdicevole – nella sua testa – una figlia che non voleva indossare il velo, che voleva studiare, andare via di casa e vivere la sua vita senza imposizioni né dal padre né da un marito. L’altro figlio, il fratello minore di Saman, invece, sarebbe stato lasciato in Italia, in una casa protetta. Il familiare a cui il padre di Saman aveva telefonato è stato ascoltato dai Carabinieri a cui ha riferito che il padre della ragazza lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui. “Io sono già rovinato. Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa“. senza fare nomi specifici, ma intendendo con “noi”, ha spiegato sempre il parente ai Carabinieri, si intendeva il contesto familiare.
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