Il programma del Partito Democratico in vista delle imminenti elezioni si arricchisce di una nuova proposta: rendere obbligatoria la scuola materna. Ma i conti non tornano.
La chiamata alle urne si avvicina e durante il meeting di Rimini che si svolge ogni anno alla fine di agosto, le nuove proposte da parte dei leader dei partiti non sono mancate. La più curiosa è arrivata da Enrico Letta, segretario nazionale del Partito Democratico.
Letta ha proposto di rendere obbligatoria anche la scuola materna: tutti in classe già a partire dai tre anni, dunque. Un’idea che la platea dei presenti ha accolto con fischi e disapprovazione. Non solo perché andrebbe ad interferire con le scelte soggettive di ogni famiglia ma anche per i costi aggiuntivi che lo Stato dovrebbe sostenere. Infatti, in base agli ultimi dati Istat, ad oggi gli iscritti in età regolare nelle scuole dell’infanzia statali e paritarie sono poco più di 1,2 milioni, pari all’89% dei bambini. Secondo i dati forniti dai Dem, l’obbligo pensato da Letta porterebbe a un’ulteriore scolarizzazione di 150mila bambini, 96mila dei quali nelle istituzioni statali, e all’assunzione di 8.700 insegnanti. Una mossa che costerebbe alle casse dello Stato circa 279 milioni di euro ogni anno, ma con la gratuità per le famiglie, la spesa totale andrebbe a superare i tre miliardi di euro annui.
L’idea del leader del Partito Democratico non solo è stata bollata come assurda dagli avversari politici del Centrodestra ma anche Carlo Calenda l’ha definita assurda. Il Ministro per il Sud Mara Carfagna – ex Forza Italia oggi candidata con il partito di Carlo Calenda – ha spiegato che: “Non solo è in perfetto stile sovietico ma anche fuori dalla realtà. L’offerta di nidi e asili in molti Comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti“. Eppure quella proposta da Enrico Letta è un’ impostazione già adottata in altri Paesi dell’Unione europea. In Francia e in Ungheria la scuola inizia a 3 anni, uno in più per Irlanda del Nord, Lussemburgo e Grecia, mentre in Inghilterra, Olanda, Austria, Bulgaria e Repubblica Ceca si comincia a 5 anni. Invece, in Finlandia ed Estonia, l’obbligo è fissato a 7 anni.
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