Bruttissimo episodio in un Pronto soccorso in Friuli Venezia Giulia. Vittima un medico insultato da un paziente che rifiutava di farsi visitare.
Nel giro di due anni i medici sono passati dall’essere considerati eroi che si battevano a mani nude contro il Covid ad essere ritenuti i nemici numero uno da buona parte della popolazione. A Lignano Sabbiadoro – in Friuli Venezia Giulia – un medico è stato insultato in maniera molto pesante e offensiva. Ma questa volta Covid e vaccino non c’entrano.
Quasi venti minuti di insulti a causa del colore della sua pelle. Il dottore in questione, il 35enne Andi Nganso, infatti, per il paziente avrebbe avuto la “colpa” di essere camerunense e, di conseguenza, di avere la pelle nera. L’episodio si è verificato il 17 agosto nel Pronto Soccorso dell’ospedale di Lignano Sabbiadoro, dove Nganso lavora. Il paziente – un 60enne di Treviso rimasto ferito in seguito ad una rissa – ha detto al medico: “Non toccarmi, sei nero!. Preferivo due costole rotte che farmi visitare da un nero“.
Il dottor Nganso – intervistato dal Corriere della Sera – ha raccontato la sua versione di come si sono svolti i fatti quella notte: “Mi sono trovato in una situazione surreale. Nella notte del 17 agosto, mentre ero di turno al punto di primo intervento di Lignano, un paziente è stato portato in corsia dalla squadra del 118 in ambulanza per presunte ferite da escoriazioni. L’infermiera che mi ha passato la consegna ha riferito di aver ricevuto offese misogine. Quando ho provato ad avviare la comunicazione, non c’è stata nemmeno la possibilità di proseguire a parole. Ho provato tanta frustrazione, ma anche delusione perché ho assisto all’involuzione di un Paese verso valori negativi. Fa male anche per questo” – ha spiegato il 35enne, arrivato in Italia dal Camerun nel 2006 proprio per studiare medicina. Il medico non ha esitato e ha già presentato querela scritta ai Carabinieri. A seguire la causa è l’avvocato Cathy La Torre.
Il medico ha aggiunto che questo non è il primo episodio di razzismo che si trova a subire e che anche molte altre persone di colore ne sono vittime ogni giorno. ma non tutti hanno le possibilità economiche di querelare e pagare le spese legali. Infine il dottor Nganso ha concluso: “Ho deciso di procedere in questo modo sia per il trauma personale subito sia perché quanto accaduto è solo uno tra i tanti episodi che appartengono a un trauma collettivo. Di una comunità che da anni sta chiedendo aiuto, ma che assiste a partiti che alimentano certi atteggiamenti d’odio anziché controllarli”.