Una mamma che da mesi non può più vedere il figlio perché ritenuta troppo protettiva dai servizi sociali. Il bambino, nel frattempo, si è ammalato gravemente.
E’ preciso compito di ogni genitore proteggere i propri figli dalla violenza anche quando ad esercitarla è l’altro genitore. Laura ha cercato fino all’ultimo di tutelare il figlio. Ma i giudici ora le impediscono anche solo di vederlo.
La storia di Laura – 41enne romana – inizia qualche anno fa quando la donna viveva a Treviso con il marito e il figlio che allora aveva solo 5 mesi. Laura, a causa di ripetute violenze fisiche e psicologiche e di un’aggressione per la strada decide di lasciare il papà del bambino proprio per tutelare il piccolo. Dopo la separazione, il Tribunale di Treviso dispone che il piccolo viva con la madre e affida ai servizi sociali il compito di regolare gli incontri con il padre. Nel 2016 il bambino iniziò ad avere seri problemi di salute e crisi epilettiche e problemi alla vista. Per garantire una continuità alle cure Laura decise di tornare a vivere a Roma dove il bambino era seguito da alcuni specialisti. Ma l’ex marito, sostenendo che che questo trasferimento fosse voluto dalla madre per impedirgli di vedere il figlio. ricorse al Tribunale di Venezia, al quale chiese di far decadere la potestà genitoriale di Laura: il giudice rigettò la richiesta.
Nel 2020, a causa della pandemia di Covid, gli incontri tra il bambino e il padre subirono un rallentamento: Laura, al fine di tutelare la salute del figlio, voleva essere certa che il bimbo e il padre si incontrassero in ambienti sicuri. A questo punto il padre del bambino fece ricorso alla Corte europea di Strasburgo e il risultato fu che venne sospeso l’esercizio della funzione parentale a entrambi i genitori. Laura venne accusata di essere troppo protettiva nei confronti del figlio sebbene questo fosse seriamente malato. Il piccolo venne portato via a luglio 2021 mentre si trovava in villeggiatura con la madre e i nonni: una decina di poliziotti si presentarono a casa e presero il bambino che venne trasferito in una comunità a Torvaianica, in provincia di Pomezia, in un comune diverso da quello di residenza.
Questo fu l’inizio di un incubo. Durante la permanenza in comunità, le condizioni di salute del bambino iniziarono a peggiorare e la madre poteva vederlo solo in videochiamata. Fu proprio in una delle videochiamate che laura si accorse che il figlio non riusciva più nemmeno a tenere gli occhi aperti. La donna a Fanpage ha spiegato: “Ho notato che il mio bambino iniziava a perdere peso e che non riusciva a tenere gli occhi aperti. Chiedo innanzitutto che vengano proseguite le cure, soprattutto per la patologia agli occhi, ma nessuno fa nulla. Dopo varie segnalazioni, mi accusano di essere troppo intrusiva nella gestione di mio figlio e così chiedono e ottengono a ottobre 2021 la sospensione di incontri e contatti“.
In seguito alle insistenze di Laura, sul posto si sono recate la senatrice Cinzia Leone e la consigliera regionale Francesca De Vito per un accesso ispettivo. Hanno il bimbo in struttura nonostante, nell’orario dell’ispezione dovesse essere a scuola, e a loro il bimbo ha detto di voler tornare dalla sua mamma: “Mio figlio ha detto loro di volermi vedere e voler tornare a vivere con me”. Le due hanno anche presentato un esposto che però non è stato considerato. Il 28 aprile, l’ultimo giorno in cui Laura ha notizie del figlio, arriva un’email dove viene annunciato che il bambino è diventato parzialmente cieco. La storia di Laura è la storia di molte madri a cui vengono sottratti i figli. Qualche tempo fa, per questa ragione, una donna si è data fuoco davanti al Tribunale di Mestre.