“Mai con quelli di Bibbiano”, ma ora non arriva al 3 per cento. Di Maio si candida con il PD

Il Ministro degli esteri Luigi Di Maio, dopo aver negato fino all’ultimo, si candiderà con il Partito Democratico di Enrico Letta.
Fumata bianca per Luigi Di Maio – Ministro degli Esteri nonché ex leader del Movimento Cinque Stelle – da parte del Partito Democratico di Enrico Letta. A Settembre il capo della Farnesina si candiderà con i Dem.

ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Fino a tre giorni fa – appena prima di lanciare la sua lista Impegno Civico – Luigi Di Maio negava con tutte le sue forze la sua alleanza con il Partito Democratico, o “partito di Bibbiano“, come lui stesso era solito definirlo fino al 2019. Ma la politica è un’arte fatta di pragmatismo e il Rosatellum – la legge elettorale attualmente in vigore in Italia – non perdona: sotto la soglia del 3% non si entra in Parlamento. E la lista di Di Maio – stando primi sondaggi – a tale soglia non ci arriva. Così il Patito Democratico di Enrico Letta non ci ha pensato troppo a tendere una mano e salvare in corner l’ex leader dei pentastellati e a settembre vedremo Di Maio e s candidato con il “partito di Bibbiano”.

Di Maio a parte, hanno raggiunto un accordo e stipulato un “patto elettorale” Enrico Letta e Carlo Calenda. I due, stavolta davanti a ‘testimoni’ – al gruppo dem alla Camera dove si è svolto l’incontro c’erano anche Benedetto Della Vedova ed esponenti di Pd, Azione e Più Europa – hanno chiuso il tira e molla degli ultimi giorni e firmato un patto elettorale. Due i punti qualificanti: l’intesa sui collegi uninominali. Nessun leader o segretario di partito della coalizione sarà candidato nel maggioritario. Comprese le ex-azzurre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini che hanno abbandonato senza troppi pensieri Forza Italia per abbracciare il programma di Calenda. Letta ha chiesto a tutti di fare un passo indietro e così è stato. La situazione potrebbe ancora evolversi da qui al 25 settembre e prendere una piega differente? I giochi ormai sembrano fatti con un Di Maio che rinnega un Giuseppe Conte per strizzare l’occhio a Letta e Calenda. Ma del resto il ministro ha cambiato idea in tre giorni: da qui al 25 settembre ne mancano molti di più.

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