Uno dei quattro clienti di quel tavolo – il dottor Giorgio Tordini – ha deciso di postare su Facebook lo scontrino da 508 euro che poi, in seguito alle proteste, sono scesi a 480. Lo scontrino in questione riporta 100 euro per quattro antipasti degustazione, 60 euro per quattro crudi, 56 euro per due bottiglie di Rosè, 4 euro di acqua e otto di coperto. In mezzo, tra tutte quelle voci, ci sono ben 280 euro per quattro primi. Ed è proprio sul costo dei primi che Tordini si è soffermato ritenendolo del tutto fuori luogo trattandosi di pasta con cicale di mare che, secondo quanto riferitogli dai venditori del posto, costerebbero 18/20 euro al chilo. “Di fronte a quello scontrino non potevo credere ai miei occhi anche perché, sul menu, quel piatto non veniva indicato. Veniva invece indicato il prezzo delle linguine all’astice il cui costa veniva quantificato, nero su bianco, in 35 euro. Abbiamo naturalmente pensato tutti che un piatto della stessa pasta con un crostaceo decisamente meno “nobile”, sarebbe costato se non di meno quantomeno la stessa cifra”.
L’uomo prosegue spiegando che, trattandosi di una cena a base di pesce fresco in una località turistica, lui e gli altri tre commensali ipotizzavano un conto un po’ più alto del solito ma non superiore ai 250 euro. Quando, invece, hanno ricevuto un conto da 508 euro sono rimasti a dire poco basiti. Tra l’altro, precisa il dottor Tordini, non si tratta di un ristorante stellato stile Cracco ma di un locale sulla spiaggia: “Non stiamo parlando di un ristorante stellato ma di un locale dove mentre mangi ti passano tra i tavoli persone con i piedi pieni di sabbia che salgono dalla spiaggia”. Ma ogni storia ha due versioni e quella del titolare del ristorante sotto accusa è parecchio diversa da quella del cliente arrabbiato. Il ristoratore ha spiegato che i quattro primi contenevano crostacei rari e molto pregiati: le magnose. Questo tipo di pesce si trova raramente e costa moltissimo ai ristoratori che, pertanto, dovendoci guadagnare poi sono costretti a fare prezzi di una certa levatura. “Non si trattava di pasta con le pannocchie ma di magnose, un crostaceo raro e prelibato dal costo elevato. Soltanto quello che è stato messo su quei 4 piatti a noi costa 180 euro ivate. Le cose stanno in un altro modo rispetto a quello che è stato detto sui social” – le parole del titolare del locale marchigiano. Infine l’uomo ha anche aggiunto che ogni magnosa costa circa 40 euro al chilo e in ogni piatto di pasta, affinché non sembri scarno, devono essercene almeno 800 grammi.