Il ragazzo di 19 anni era stato già segnalato dai vicini di casa durante il lockdown perché organizzava festini.
Gianluca Loprete, è il giovane di 19 anni che verso le 9 di domenica 12 giugno ha ucciso il padre Antonio per poi farne a pezzi il cadavere.
Prima di chiudersi nel silenzio davanti al pubblico ministero, al suo avvocato e anche della psichiatra del carcere, il 19enne aveva chiamato i carabinieri ammettendo l’omicidio. Le Forze dell’Ordine, una volta entrate nell’abitazione, hanno trovato il corpo dell’uomo in camera da letto e fatto a pezzi: il corpo era mutilato e sezionato in più parti. Dall’appartamento, tuttora sotto sequestro, i Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche hanno portato via soltanto alcuni comuni coltelli da cucina, compreso quello trovato in mano a uno dei pezzi del cadavere di Antonio Loprete. Come comunicato dall’Arma, nell’appartamento in questione stanno operando i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e il medico legale. Per il 19enne intanto è scattato l’arresto: è già stato sottoposto a interrogatorio. Intanto ora si sta cercando di ricostruire il movente di un tale gesto: si è scoperto che padre e figlio vivevano insieme ma si ignoravano. I vicini non parlano di odio però. Il padre, ex direttore di banca, soffriva di depressione da alcuni mesi: era separato. La madre del ragazzo è residente in Alto Adige e ha spiegato che il figlio si lamentava perché in casa doveva provvedere a tutto” dalle pulizie alla spesa, e spesso andava a comprare cibo pronto”.
Gianluca davanti al pubblico ministero di turno ha deciso di non rispondere alle domande. Il ragazzo, studente incensurato era sofferente di problemi psichici anche lui ma al contrario del padre, non faceva uso di nessun medicinale. Era in cura presso il centro Cps (Centro Psico Sociale) di Sesto. A breve verrà trasferito in carcere a Monza: l’accusa è di omicidio aggravato e vilipendio di cadavere. Alcuni condomini hanno fatto sapere anche che il 19enne nell’ultimo mese era diventato “ombroso”: il via vai di amici e i tanti festini organizzati anche in periodo di lockdown, che avevano fatto scattare la denuncia dei vicini, da giorni non si vedevano più: “Se lo incrociavamo non ci salutava”, hanno infatti raccontato.
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