Non essendoci una legge per il suicidio assistito, Mario dovrebbe pagare caro i costi di assistenza. Per lui è partita una raccolta fondi.
Il marchigiano che per primo in Italia ha ottenuto il diritto di morire con il suicidio medicalmente assistito, per poter essere accompagnato alla sua fine, dovrebbe dare fondo ai pochi soldi che ha da parte.
Dopo una guerra di resistenza fra lui e la sua Asl di riferimento, Mario, paralizzato da 12 anni dopo un incidente stradale , ha vinto. Non c’è più nessuno che possa obiettare qualcosa sul suo diritto a morire. Non più quesiti, ricorsi, denunce, marche da bollo. Lui è il solo finora e può scegliere di andarsene quando vuole. Serve però un medico, un farmaco e la strumentazione per dire addio al mondo e tutto quanto assieme costa, appunto, più o meno 5000 euro. Per morire, in sostanza, Mario dovrebbe spendere i pochi soldi che ha da parte. Ed è per questo che gli attivisti dell’Associazione Coscioni, che seguono da sempre il suo caso, hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per lui. Per stare alla sua parte anche in quest’ ultimissimo passo. La legge per il suicidio assistito non c’è quindi lo Stato non può farsi carico dei costi dell’assistenza. Ma l’assistenza è necessaria per garantire un diritto a un uomo. Per ora si può contare solo nel buon cuore della gente, e in questo caso di donare. Una raccolta fondi e forse Mario vedrà finalmente riconosciuto il suo diritto. Chi volesse può aiutarlo effettuando la donazione alla pagina web dell’Associazione Coscioni. Tutto questo, non sarebbe necessario se il Parlamento si occupasse del fine vita con una legge che, al momento, sembra non essere priorità per l’agenda di nessun partito. Morire per Mario è la sola salvezza dalla sofferenza, e la speranza è che la solidarietà delle persone gli consenta di farlo senza il dispiacere di lasciare debiti a sua madre.