Le lesioni della cornea non rappresenteranno più un problema, questo grazie ad un nuovo metodo di trapianto. Vediamo insieme i dettagli.
La cecità legata a patologie corneali risulta particolarmente diffusa a livello globale: parliamo di numeri che si aggirano intorno ai 13 milioni, di cui buona parte dei paesi in via di sviluppo. Generalmente, tali disturbi vengono curati attraverso un trapianto di cornea. E’ proprio su questo particolare aspetto che si sono concentrate le sperimentazioni dei ricercatori in Giappone e El Salvador.
Le nuove tecnologie ci permetteranno di curare un numero particolarmente elevato di pazienti, attraverso l’utilizzo della cornea di un solo donatore. Inoltre, tale metodo consentirà un completo recupero della vista. Vediamo insieme i dettagli della ricerca.
Trapianto alla cornea: lo studio e il nuovo metodo
In occasione del congresso nazionale della Società Italiana delle Scienze Oftalmologiche – il quale ha inizio oggi 19 maggio e si concluderà il 21 maggio – i ricercatori presenteranno in Senato il nuovo studio relativo al trapianto di cornea. Parliamo di un metodo meno invasivo, molto più efficace e veloce rispetto ai metodi tradizionali. Tale procedura ha permesso a 300 pazienti – in Giappone e El Salvador – di riacquisire totalmente la vista. Di conseguenza, le sperimentazioni si sono estese agli Usa e – dal 2023 – all’Europa.
In particolare, la cecità corneale spesso deriva da un’alterazione dello strato endoteliale profondo, problema che richiede appunto il trapianto. Lo studio quindi si concentra sulle cellule endoteliali dei donatori, le quali vengono moltiplicate in coltura ed iniettate nel paziente affetto da cecità corneale. Come ha spiegato Vincenzo Sarnicola – Presidente della Società Internazionale Cornea – la procedura “dura pochi minuti, il recupero visivo è rapido e migliore”. Inoltre grazie alla moltiplicazione delle cellule dei donatori, è possibile trattare ben 75 occhi con la cornea di un solo donatore. Secondo gli esperti, si potrebbe arrivare addirittura a trattare dai 300 ai 500 pazienti con un solo tessuto.
Tali risultati rappresentano una svolta scientifica notevole non solo in relazione al trattamento stesso, ma anche all’effettiva possibilità di curare anche i pazienti appartenenti alle nazioni più povere. A proposito di questo, Sarnicola ha affermato: “Con la nuova tecnica sarà possibile trattare moltissimi pazienti in più rispetto ad oggi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”. La sperimentazione europea riguardo questo metodo innovativo, partirà proprio in Italia nel 2023.