Antonella e Iolanda sono una coppia felice. Antonella sta per diventare mamme di una bambina. Per lo Stato italiano solo lei sarà riconosciuta come madre.
Antonella e Iolanda hanno un desiderio comune: diventare mamme. Solo che per lo Stato solo una delle due lo sarà ufficialmente. Le due donne sono unite civilmente dal 2019, convivono da sette anni, e la gioia della bimba che arriverà all’inizio dell’estate sarà accompagnata da un pensiero amaro: l’impossibilità per Iolanda di vedersi riconosciuta dalla burocrazia come madre.
“Ci tocca aspettare almeno tre mesi, dopo la nascita della bimba, per poi procedere con l’adozione”, dice Antonella, che è all’ottavo mese di gravidanza. La soluzione più semplice sarebbe la registrazione dell’atto di nascita, con l’inserimento dei nomi delle due madri e non solo di quella biologica, ma la decisione spetta all’ufficio anagrafe o al sindaco. E pare che, almeno finora, non sia favorevole. La coppia vive a Casamassima, in provincia di Bari, e dopo l’unione civile ha deciso di allargare la famiglia. Si sono rivolte a un centro privato di medicina riproduttiva, e qui hanno consigliato ad Antonella di avviare il percorso per la maternità. Un percorso che non si può fare in Italia, dove la fecondazione assistita è possibile per le coppie eterosessuali, ma non per quelle omosessuali. Antonella e Iolanda sono quindi andate a Barcellona, dopo che la prima si è sottoposta a una serie di esami e analisi per avere l’autorizzazione ad avviare la procedura, e al secondo tentativo ce l’hanno fatta. “Sarà una bambina e si chiamerà Victoria, perché è la nostra vittoria”, dice adesso Antonella.
Le famiglie di entrambe sono al settimo cielo, sembra tutto perfetto, se non fosse per un dettaglio di non poco conto: Iolanda, l’altra donna, per lo Stato non esisterà come madre. “Abbiamo fatto questo percorso insieme fin dall’inizio – dice Iolanda – ci sono documenti e consensi firmati da entrambe. È un’assurdità, i sindaci non sanno di cosa parliamo, e gli ufficiali dell’anagrafe ci hanno detto un no secco nonostante la nostra avvocata cercasse di spiegare la nostra situazione”. Perciò i genitori sono costretti ad andare in tribunale per veder riconosciuto un loro diritto, oppure procedere lungo la strada, tortuosa e in salita, dell’adozione. È quella su cui sono orientate Antonella e Iolanda, ed è l’adozione per casi particolari, che a conti fatti non è neanche un’adozione piena. E, prima del pronunciamento del giudice, comporta visite in casa degli assistenti sociali, pareri del Csm sulla sanità mentale degli adulti, certificati di salute fisica e patrimoniale. La vita della mamma non biologica sarà scandagliata fino in fondo, per dimostrare che è un genitore degno. “È un atto di coraggio – conclude Iolanda – Il compito dei sindaci sarebbe di assistere i cittadini”. La speranza della coppia, quindi, è che Victoria, a Casamassima, possa essere ufficialmente riconosciuta come figlia di due mamme dal suo Comune di residenza.