Anche in una città come Venezia, dove i turisti sono talmente tanti da dover contingentare gli ingressi, si stenta a trovare personale nel settore ristorativo.
Acqua alta a Venezia ma non per i canali. A rischio di affogare – o meglio: affondare – hotel e ristoranti che non trovano personale per sala e cucina. Come aveva sottolineato tempo fa il manager Flavio Briatore: gli ammortizzatori sociali, come il Reddito di Cittadinanza, non aiutano, anzi.
Baristi, cuochi, camerieri, lavapiatti, portieri: merce rara di questi tempi. Soprattutto le grandi città, pronte a riaccogliere milioni di turisti, lamentano questa situazione. Venezia in primis. Stando ai dati dall’Ava – associazione veneziana albergatori – nella Serenissima mancano all’appello circa 2500-3000 figure professionali solo nel settore ristorativo e recettivo. Il vicedirettore Daniele Minotto ha spiegato: “L’attrazione dell’intero comparto è venuta meno, con la ricerca di “altro”.Tanti collaboratori, non vedendo chiarezza, hanno intrapreso professioni diverse in altri settori.Stimiamo di aver perso circa il 30% delle risorse umane che impiegavamo e l’attività di ricostruzione richiederà tempo“. Come già hanno spiegato gli chef Alessandro Borghese e Filippo La Mantia, molto spesso, i giovani chiedono di avere i fine settimana liberi e di non fare mai i turni serali. E, talvolta, anche stipendi dignitosissimi non bastano a convincerli ad accettare un lavoro in un ristorante o in un albergo.
Alcuni preferiscono indirizzarsi verso professioni che, in caso di nuovi lockdown, sarebbero meno a rischio. Altri preferiscono beneficiare di ammortizzatori sociali come il Reddito di Cittadinanza, la disoccupazione o la cassa integrazione. Il titolare dell’hotel Tintoretto ha raccontato che una sua dipendente, che ha lavorato per loro per anni come addetta alle pulizie, non vuole tornare al lavoro per continuare ad incassare la cassa integrazione. Mentre i cuochi non si presentano nemmeno più ai colloqui. Salvatore Pisani, presidente di Confindustria Veneto – sezione turismo, ha commentato così la situazione desolante: “La ricerca di talenti è diventata ancor più complessa, mancano figure di prima linea oltre a profili di middle e top management. Si è bloccata anche la formazione dei giovani, alcuni preferiscono ammortizzatori sociali che rallentano il ritorno al lavoro” – ha concluso.
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