In occasione dei suoi 80 anni, il rinomato fotografo Oliviero Toscani ha pubblicato la sua autobiografia con asserzioni destinate a fare molto discutere.
Ottant’anni dedicati all’arte visiva, otta’anni – o quasi – passati a sorprendere attraverso immagini e campagne pubblicitarie che di sicuro non hanno mai lasciato indifferenti. Attaccato anni fa per un’immagine molto cruda sull’anoressia e più di recente per le sue affermazioni sul crollo del Ponte Morandi, Oliviero Toscani festeggia il traguardo degli 80 con un’autobiografia.
Il libro – edito dalla casa editrice La nave di Teseo – s’intitolerà “Ne ho fatte di tutti i colori. Vita e fortuna di un situazionista“. Al manoscritto si affiancherà un documentario “Oliviero Toscani – Chi mi ama mi segua” in cui il noto fotografo milanese si racconterà con quel piglio provocatorio che lo ha sempre contraddistinto. Intervistato da Fanpage non ha mancato di stupire con affermazioni pesanti sul ruolo primario della fotografia nello scrivere – o riscrivere la storia. Anche quella sacra. “La fotografia è la memoria storica del mondo. Prima della fotografia, secondo me, erano tutte fake news. La Bibbia è fake news. Mi sarebbe piaciuto avere un ‘nstamatic per vedere se Gesù camminava sull’acqua, se moltiplicava pane e vino. Il Vangelo è fake news o meglio news riportate a piacimento di chi decideva che il potere doveva essere quello. Anche oggi, pur essendoci l’immagine, si tende a fare così”. Se è vero che la vista non mente è ancor più vero che può essere facilmente ingannata e che ad ogni angolazione corrisponde, talvolta, una realtà diversa.
Oliviero Toscani ha fotografato i personaggi più importanti della storia come Federico Fellini, Fidel Castro, Muhammad Ali, e nei suoi oltre cinquant’anni di carriera ha lasciato un segno nel modo di comunicare. E lui questo lo sa bene, infatti afferma: “Se fai qualcosa di nuovo non sei mai sicuro che funzioni, devi avere il coraggio di farlo anche senza certezze. Poi se fai qualcosa di veramente notevole devi essere il primo ad esserne davvero imbarazzato… Con chiunque tu lavori devi essere capace di imparare qualcosa. Con Benetton, ad esempio, è stato così. Per me l’obiettivo non era vendere maglioni: parlare di altro ha fatto emergere qualcosa di più interessante”.
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