“Non trovo cuochi e camerieri. Offro 1400 euro al mese ma i ragazzi non ne vogliono sapere”, dice lo chef Filippo La Mantia

Dopo Alessandro Borghese, un altro rinomato chef – il siciliano Filippo La Mantia – lamenta la difficoltà a trovare personale pur garantendo stipendi tutt’altro che bassi.

In principio fu Alessandro Borghese. Lo chef romano – figlio della show girl Barbara Bouchet e di un imprenditore – scatenò l’inferno sui social sostenendo che i giovani oggi non hanno granché voglia di lavorare e quando accettano un posto pretendono fin da subito stipendi altissimi e weekend liberi. I social si scatenarono contro il cuoco accusandolo – come fosse una colpa – di essere figlio di due persone ricche e famose. Ora, però, a lamentare il medesimo problema è Filippo La Mantia, chef siciliano certamente non figlio d’arte.

ANSA / MATTEO BAZZI

La Mantia, dopo aver chiuso qualche anno fa il suo storico locale nel centro di Milano, da qualche settimana ha inaugurato il suo nuovo ristorante all’interno del Mercato Centrale, sempre a Milano. I clienti non mancano anche per la posizione strategica, adiacente alla stazione. Chi manca, invece, sono cuochi e camerieri. Certo la pandemia di Covid con i relativi lockdown e chiusure, hanno reso meno appetibile le professioni legate al mondo della ristorazione. Un giovane – o anche una persona meno giovane – potrebbe temere di ritrovarsi da un giorno all’altro senza lavoro a causa di un’improvviso Dpcm. Secondo La Mantia, però, il problema non è questo. Lo chef siculo sostiene che la pandemia non ha generato la paura di perdere il lavoro quanto piuttosto ha causato un radicale cambio di mentalità. Al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Se fino a prima del Covid per loro era importante trovare un impiego adesso è più importante avere tempo. Non sono disposti a lavorare fino a tarda notte o nei giorni di festa”.

Come già aveva dichiarato Alessandro Borghese, anche Filippo La mantia racconta che, durante i colloqui di lavoro, i ragazzi chiedono di avere i weekend liberi, di non lavorare la sera e di poter lavorare mezza giornata: “Avrò fatto almeno 80 colloqui nelle ultime settimane, ma niente. I ragazzi non ne vogliono sapere”. Per sopperire a questa carenza il cuoco si divide tra cucina e sala servendo lui stesso ai tavoli. Ma la situazione non è sostenibile a lungo anche perché un ristorante come il suo conta ogni giorno moltissimi coperti e deve garantire la massima qualità. La mantia si sofferma su un aspetto determinante: la retribuzione. Borghese era stato duramente attaccato in quanto aveva dichiarato che un giovane se deve imparare non può esigere , da subito, di essere pagato. La Mantia, di contro, specifica che lui offre compensi più che dignitosi: il contratto base prevede una retribuzione di 22mila euro lordi annui per un turno di otto ore, dalle 16 alle 24, con straordinari pagati. Circa 1.300-1.400 euro netti al mese, una retribuzione che ad un giovane dovrebbe fare gola. Ma la pandemia ha stravolto tutto, anche le esigenze primarie. E, secondo alcuni, il Reddito di Cittadinanza di sicuro non aiuta: infatti, alcuni ristoratori, hanno spiegato che molti chiedono di essere pagati in nero per non perdere i sussidi statali.

 

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