Una parte della comunità medico scientifica insiste affinché non si attenda oltre per iniziare con le somministrazioni della quarta dose del vaccino anti Covid.
Non c’è tempo da perdere: lo Stato di Emergenza è appena terminato, i decessi legati al Covid scendono eppure i medici insistono affinché si inizi il prima possibile a somministrare la quarta dose di vaccino.
A sostenere questa posizione Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Fnomceo. L’esperto ha spiegato che l’aumento dei casi positivi registrato nelle ultime settimane rende necessaria un’accelerazione: “C’è un interesse da parte di più nazioni a fare la quarta dose soprattutto nei più fragili, gli ultraottantenni e gli ultrasettantenni. E credo che, se i numeri dei contagi continuano a essere così elevati, bisognerà avviare questa campagna adesso, non in autunno“. I problemi, tuttavia, non sono pochi. In primis i vaccini attualmente in uso sono stati tarati su una variante che non è più in circolazione da mesi. Al momento in Italia i contagi sono tutti collegati alla variante Omicron contro cui non è ancora stato prodotto un vaccino aggiornato. Il fatto che anche chi è vaccinato con tre dosi continui a infettarsi o reinfettarsi è la dimostrazione che, probabilmente, le nuove varianti richiedono un nuovo vaccino. In seconda battuta, come ha recentemente precisato il professor Andrea Crisanti – microbiologo presso l’Università di Padova – se un soggetto è fragile, resta fragile anche dopo infinite dosi di vaccino in quanto il suo organismo non sarà mai in grado di sviluppare anticorpi.
Infine sorge una terza questione: molti hanno da poco ricevuto la terza dose. Ha senso somministrare già la quarta se essi hanno ancora una quantità sufficiente di anticorpi? Su questo aspetto ha risposto il Ministro della Salute Roberto Speranza. Il ministro ha precisato: “La Germania ha dato un’indicazione di quarta dose sopra i 70 anni, in Francia è stata indicata per gli over 80, agli over 75 in Gran Bretagna e agli over 50 in Usa. Il nostro Comitato tecnico scientifico ha più volte detto che non è sufficiente il titolo anticorpale per valutare la risposta immunitaria di una singola persona, sarà un tema su cui dovremo ancora consultarci con la nostra comunità scientifica”.
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