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Curiosità

Facebook: è reato se insulto qualcuno senza fare nome? Ecco la verità

I social media sono un bellissimo scrigno dorato, eppure anch’essi presentano dei lati bui. Parliamo ad esempio di diffamazione web.

L’era dei social network ci ha permesso di trarre diversi vantaggi da una comunicazione lampo ed istantanea a largo raggio, tuttavia l’esposizione mediatica presenta anche molti lati oscuri, responsabili del danneggiamento psicologico di moltissimi utenti web. Più aumenta il livello di esposizione, maggiormente ci si trova costretti ad affrontare critiche ed insulti da parte di persone che fondamentalmente non ci conoscono e non fanno parte della nostra vita.

Facebook: cosa succede se insulto un utente anonimo? (Pixabay)

Ci vogliono pochi secondi per digitare un messaggio crudele e minatorio, ma quello stesso messaggio – pubblicato con superficialità – vi rende perseguibili penalmente di fronte all’accusa di diffamazione. Il social in questione ha diritto di segnalare il vostro commento, individuato grazie ad un algoritmo di sicurezza presente su tutte le piattaforme online. E’ in quel momento che entra in gioco la censura e la querela da parte dell’utente vittima dell’insulto. Sappiate che non serve specificare un’identità effettiva nel messaggio in questione, basta una semplice parola diffamante. Vediamo insieme i dettagli.

Facebook: specifiche del reato di diffamazione

Moltissime persone si crogiolano nell’illusione che se nel messaggio non sono presenti riferimenti diretti alla persona, la legge non può intervenire sul fatto. In realtà, secondo la Corte di Cassazione, non è necessaria la dichiarazione esplicita del nome per essere perseguibili. Se dalle vostre parole si riesce a comprendere il destinatario dell’insulto, il commento è considerato diffamante anche senza la citata identità della vittima. Questo perché il concetto base è questo: ogni insulto reso pubblico e letto da più di due persone (vittima esclusa) viene incluso nel reato di diffamazione.

Facebook: reato di diffamazione (Pixabay)

Cosa succede a questo punto? Il reato di diffamazione scatta nel momento in cui parte la querela da parte della vittima, la quale deve dichiarare i fatti entro tre mesi dalla pubblicazione del commento. Se tale commento si diffonde sul web, la diffamazione viene definita aggravata e la pena prevede dai sei mesi ai tre anni di reclusione, con annessa multa minima di 516 euro, più il risarcimento danni alla persona. Inoltre, nelle parole dichiaratamente diffamanti si includono anche commenti relativi al body shaming, ossia la derisione di qualsiasi persona sulla base di una determinata caratteristica fisica. Sulla base di quanto riportato, prima di divertirsi nella stesura di messaggi di questo genere, sarebbe meglio pensarci due volte. Le conseguenze potrebbero risultare più gravi di quanto abbiate previsto.

Pubblicato da
Maria Vittoria Ciocci

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