Uccide la moglie nel sonno, i giudici lo assolvono: era lui vittima della propria gelosia, dicono

Ennesimo caso di femminicidio che resta impunito. Per i giudici il marito che ha accoltellato la moglie merita l’assoluzione.

La vita di una donna può essere cancellata in un secondo se il partner è geloso? Nel 2022 si spera che la risposta sia no. Anche se la recente sentenza sul caso Gozzini- Maioni pare rimettere tutto in discussione e riportarci ai tempi – neanche troppo lontani – in cui in Italia il delitto d’onore veniva ritenuto legittimo e, pertanto, non era punito con il carcere.

ANSA/LORENZO ZAMBELLO

I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia hanno assolto l’81enne Antonio Gozzini dall’accusa di omicidio. Eppure l’uomo, nell’aprile del 2019, aveva ammazzato a coltellate la moglie Cristina Maioli.In Appello il procuratore generale Guido Rispoli aveva chiesto 21 anni di pena per l’imputato ritenendolo capace di intendere e volere. Ma i giudici sono giunti alla conclusione che Antonio, quel giorno, fosse in preda ad un raptus di gelosia che lo aveva reso incapace d’intendere e volere. Gelosia patologia che – ha sottolineato Rispoli nel vedere assolto l’imputato – è emersa solo al momento dell’omicidio, non era mai venuta fuori prima. I fatti risalgono alla notte tra il 3 e il 4 aprile 2019. Antonio Gozzini, professore ormai in pensione da anni, si scagliò contro la moglie – la 61enne Cristina Maioli – nel loro appartamento di via Lombroso, a Brescia. La donna, quando venne aggredita, fu colta di sorpresa perché stava dormendo: pertanto non ebbe nemmeno la possibilità di reagire. Gozzini dapprima colpì la moglie con un mattarello sulla testa e poi concluse l’opera con due coltellate: una alla gola e l’altra alla gamba. Dopodiché rimase a vegliare sul corpo privo di vita della sua vittima per circa 24 ore.

A 12 mesi dall’apertura del fascicolo per omicidio, l’81enne ottenne l’assoluzione: per i giudici di primo grado l’ex professore non era nel pieno delle sue facoltà mentali quando si avventò contro la consorte. L’uomo sarebbe stato vittima lui stesso della sua gelosia incontrollabile. Gelosia scatenata dal fatto che la moglie si sarebbe concessa, di tanto in tanto, qualche uscita con amiche e colleghi. La vittima, pare, aveva suggerito al marito di ricoverarsi in una struttura Rems per curarsi dalla depressione da cui era stato colpito. Oggi Gozzini torna un uomo libero: la gelosia di cui era prigioniero, paradossalmente, gli ha spalancato le porte verso la libertà. Nel frattempo un altro femminicidio resta impunito.

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