Il cuore dell’Europa è certamente dalla parte dell’Ucraina ma i soldi continuano ad andare in Russia.
L’Italia e l’Europa, nel conflitto bellico tra Russia e Ucraina, si sono schierate senza indugi contro Putin. Il cuore è con l’Ucraina senza “se” e senza “ma”. Non solo: addirittura sono stati presi di mira e sanzionati artisti vicini al premier russo come il maestro d’orchestra Valery Gergiev, cancellato dai palinsesti di manifestazioni e teatri. Cancellato un corso universitario su Dostoevskiy e addestrati gli eserciti a combattere per difendere il popolo ucraino dall’invasore che ha attaccato per prendersi il territorio del Donbass e fermare l’avanzata della NATO sempre più prossima ai suoi confini. Ma mentre il cuore va tutto all’Ucraina il denaro continua a fluire verso i conti della Russia. Infatti – ha spiegato il Ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani – la Russia, nonostante tutto quello che sta accadendo in Ucraina, continua a vendere gas all’Europa per circa un miliardo di euro al giorno: “L’Europa sta continuando ad acquistare gas dalla Russia, che porta a pagamenti di circa un miliardo di euro al giorno. In un momento come questo ha un’implicazione oltre il settore energetico: è un’importante riflessione da fare” – le parole di Cingolani al Senato.
Un recente studio condotto dagli esperti dell’ENI ha messo in chiaro che, nonostante tutti gli sforzi possibili, l’Italia non riuscirà a soddisfare il fabbisogno di 70 miliardi di metri cubi di gas – quantità che attualmente consumiamo – senza importarlo dalla Russia. Al massimo – anche aumentando le importazioni da Algeria e Libia – potremmo arrivare a 58 miliardi. La dipendenza dell’Italia dalla Russia è progressivamente aumentata nel corso degli ultimi dieci anni. Siamo passati da una produzione nazionale che, in percentuale, era superiore al 20% del fabbisogno, all’attuale situazione in cui dipendiamo per il 95% dal gas naturale. Le importazioni dalla Russia sono passate da 20 miliardi di metri cubi – il 25% dei consumi – nel 2011 a 29 miliardi di metri cubi nel 2021, che corrisponde al 38% dei consumi. Il Ministro Cingolani sta già lavorando a misure strutturali ma nell’immediato il Governo di Mario Draghi deve anche pensare a come contrastare l’aumento dei prezzi per sostenere famiglie e imprese. Il leader della Lega Matteo Salvini ha proposto di togliere le accise sui carburanti: promessa già fatta nel lontano 2018 in campagna elettorale ma mai mantenuta. Cingolani propone, invece, a un’accisa mobile. Che cosa comporterà lo sapremo solo nelle prossime settimane: nel frattempo il momento del pieno benzina continua ad essere un dramma per famiglie e autotrasportatori.
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