Un caso che potrebbe finire in prescrizione quello di Lavinia Montebove, una bimba che da tre anni si trova in stato vegetativo, ridotta così mentre era all’asilo.
Era il 7 agosto 2018 quando la vita di una bimba poco più che neonata e della sua famiglia venne distrutta per sempre. La piccola si chiama Lavinia Montebove, all’epoca aveva solo 16 mesi. Si trovava nel cortile dell’asilo nido La Fattoria di Mamma Cocca a Velletri – Roma – stava gattonando come fanno i bambini a quell’età quando un’automobile, non vedendola, la travolse. Da quel momento, da quasi quattro anni, dunque, Lavinia si trova in stato vegetativo. A guidare il veicolo che ha investito la bambina, la mamma di un’altra bimba che frequentava lo stesso asilo nido. Ma la domanda che tutti, e i genitori, in special modo si sono posti è: perché Lavinia, a 16 mesi, era stata lasciata da sola a gattonare nel cortile? Il 14 marzo, presso il Tribunale di Velletri, è iniziato il processo di primo grado a carico di Francesca Rocca, la maestra che avrebbe dovuto sorvegliare la bambina. La donna è stata rinviata a giudizio per abbandono di minore. Anche la donna che ha investito con l’auto Lavinia è stata rinviata a giudizio con l’accusa di lesioni colpose gravissime. La mamma di Lavinia – la signora Lara Liotta – nel rivivere quel giorno tremendo, ricorda la telefonata della maestra che urlava, la folle corsa in ospedale e poi la presa di coscienza: “Quando mio marito è arrivato in ospedale gli ho subito detto: ‘Dimentica la bambina che avevamo questa mattina quando l’abbiamo portata all’asilo’. Tutto era cambiato“.
Ma alla tragedia potrebbe aggiungersene un’altra. Questi due genitori la cui vita è stata distrutta in pochi attimi, rischiano di non avere nemmeno giustizia. Infatti i tempi dell’indagine sono stati molto lunghi e le accuse potrebbero andare in prescrizione. Lara Liotti e il marito Massimo Montebove sono determinati ad andare avanti perché quanto accaduto quella mattina di quasi quattro anni fa non è stata una tragica fatalità: una bimba di 16 mesi è stata lasciata da sola e incustodita in un cortile. Il dramma, dunque, si sarebbe potuto evitare se la maestra fosse stata lì. Tuttavia la donna -Francesca Rocca – ha sempre sostenuto di aver fatto il suo dovere, di non aver abbandonato la bimba. I genitori di Lavinia, infatti – poco prima dell’inizio del processo – hanno spiegato di non aver mai ricevuto una telefonata né delle scuse da Rocca per la quale si è trattato di una tragica fatalità da archiviare. E, tutt’oggi, dopo quello che è accaduto la maestra Rocca continua a lavorare nelle scuole materne di Velletri mentre per i genitori la vita è fatta di flebo, medicinali, ansie e il terrore che Lavinia muoia da un momento all’altro. A poche ore dall’avvio del processo, Lara e Massimo avevano dichiarato: “Nostra figlia è in stato vegetativo, la sua vita è sempre a rischio. Non vediamo l’ora che il processo si svolga. Vogliamo giustizia“. Dopo la prima udienza a parlare è stato il legale che assiste la famiglia di Lavinia, l’avvocato Cristina Spagnolo. Il legale ha dichiarato: “E’ stato proposto un risarcimento di un euro. Offerta che è stata rifiutata”.
Purtroppo le pagine di cronaca sono piene di casi di maestre dal comportamento pericoloso o poco educativo. Qualche tempo fa, a Torino, è stata scoperta una docente delle scuole elementari che terrorizzava i suoi piccoli alunni con insulti e minacce, soprattutto nei confronti dei bambini affetti da disturbi dell’apprendimento.