Alcuni lamentano la mancanza di lavoro, altri la carenza di persone con voglia di lavorare. La situazione sembra un paradosso.
Siamo di fronte ad un paradosso. Da un lato ci sono persone senza lavoro, rimaste senza stipendio e, talvolta, senza casa. Ex baristi o camerieri finiti a dormire per la strada a causa delle chiusure dovute alla pandemia di Covid. Trentenni che non riescono a inserirsi e abbandonare il nido dei genitori. Dall’altro lato ci sono imprenditori che non trovano personale. Dunque: la domanda c’è, l’offerta pure. E allora cosa non quadra? Alla Cosmek di Verona, nel giro di un mese, sono arrivati ben 150 curriculum a seguito di un cartello che ha sollevato non poche polemiche. Nel cartello il titolare specificava di essere alla disperata ricerca di persone con voglia di lavorare. Nel cartello si puntualizzava che non era nemmeno richiesta esperienza: avrebbe provveduto l’azienda stessa a formare i nuovi assunti. Tutto ciò che si chiedeva erano serietà e voglia di lavorare e imparare.
A racconta questa storia che ha dell’incredibile è stata Daniela Andrioli, titolare dell’azienda insieme al fratello Marco: «Era da tempo che cercavamo d’integrare il personale, parliamo dell’anno scorso, e grazie a quel cartello adesso stiamo facendo le selezioni. I posti erano per un carpentiere e un montatore. Per una delle due posizioni dovremmo chiudere a breve». La Cosmek è una piccola realtà del Veronese nata nel 1972. E’ una microimpresa a gestione familiare con una decina di dipendenti. Si occupa di soluzioni per ingrassaggio, lubrificazione e produzione di serbatoi, oltre ai sistemi di controllo e gestione dei rifornimenti. Come mai, nonostante molti giovani siano senza lavoro, così tanta fatica per trovare personale? Secondo Andrioli uno dei problemi è che sempre meno ragazzi oggi frequentano gli istituti tecnici alle Superiori. Un altro ostacolo al reperimento di manodopera sta nel fatto che, spesso, la motivazione a lavorare è maggiore negli stranieri i quali devono aiutare la propria famiglia mentre molti ragazzi in Italia non hanno questa necessità. Un terzo fattore che potrebbe incidere è il Reddito di Cittadinanza: alcune persone non vogliono perderlo e, per questo, non vogliono un lavoro con regolare contratto.
Per quanto riguarda la retribuzione l’azienda veneta non lesina, non si tratta di una di quelle realtà in cui i lavoratori vengono sfruttati e sottopagati. Tutt’altro. La titolare ha precisato: “Noi pensiamo che se lavori bene e ti appassioni è giusto che tu sia remunerato al massimo. Le aziende vanno avanti grazie alle persone cui piace il proprio lavoro: se il lunedì ti deprimi all’idea di andare a lavorare le cose sono destinate ad andare male per te e per chi ti sta intorno”. Del resto la Cosmek non è l’unica azienda a trovarsi in questa situazione. Addirittura Flavio Briatore, titolare di locali e ristoranti nelle location più esclusive d’Italia, nonostante i compensi molto più che buoni, da mesi lamenta la difficoltà a reperire camerieri.