La musica rimane uno dei doni più preziosi di cui possiamo godere. Ha la capacità di nutrire l’anima e il cuore. Ecco i suoi effetti.
Il mondo è un luogo incredibilmente vasto, ricco di popolazioni diverse, dalle differenti culture, ideologie, esperienze di vita e soprattutto lingue. Questi aspetti rappresentano la principale causa dei nazionalismi e della differenziazione tra origini nelle diverse parti del mondo. Nei casi più tragici della storia, le differenze culturali – invece che essere considerate come spunto per un arricchimento personale – sono state utilizzate come pretesto per guerre e discriminazioni razziali. Facendo una riflessione su tali differenze, ci possiamo chiedere: è solo la natura di essere umano che ci accomuna a tutti gli altri individui della Terra? La risposta è no. Esiste una lingua profonda, una lingua che possiamo definire emotiva, capace di unire ogni essere umano vivente. La lingua di cui stiamo parlando è la musica.
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Un gruppo di ricercatori – guidati dal Dottor Greenberg – ha deciso di analizzare gli effetti di determinati generi musicali in relazione a individui di diverse origini e culture. In particolare, il gruppo di studiosi ha svolto l’esperimento su 350 mila persone, provenienti da 50 paesi diversi. Il risultato è stato sorprendente: la risposta alla traccia musicale in questione era identica, qualsiasi fosse la nazione di provenienza. Questo perché la musica colpisce la nostra interiorità emotiva, un’interiorità comune ad ogni essere umano sulla Terra.
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Il Dottor Greenberg ha utilizzato due metodi di valutazione: il primo prevedeva l’ascolto di 23 tracce, con annesso questionario per spiegarne gli effetti e per dichiarare la provenienza demografica; il secondo consisteva dell’esposizione di 16 videoclip, ai quali doveva corrispondere una determinata reazione. Alla fine dell’esperimento, il gruppo di ricerca ha portato alla luce un vero e proprio linguaggio comune: generalmente, gli estroversi prediligevano la musica contemporanea, i più introversi preferivano una musica dolce e senza pretese e così via. In sostanza, dallo studio del gruppo di ricerca, è emerso che – in effetti – esiste un linguaggio comune: stiamo parlando del linguaggio emotivo, il quale trova la sua rappresentazione e la sua “grammatica” nell’arte della musica.
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