Berlino mi disse di non violare le acque italiane ma dovevo battere Salvini e lui ha perso, dice Carola Rackete

A più di due anni dalla vicenda, la capitana Carola Rackete ammette che la sua missione a bordo della Sea Watch non era solo umanitaria.

Getty Images/Thomas Lonhes

Era l’estate 2019 quando una nave Ong entrò in un porto italiano violando apertamente le leggi del nostro Paese. Quella nave era la Sea Watch e il capitano una giovane tedesca divenuta poi una sorta di eroina per molti: Carola Rackete. Al Viminale, all’epoca, sedeva il capo del Carroccio, Matteo Salvini. Da poco erano stati approvati i due Decreti sicurezza che legiferavano in materia di immigrazione: passati anche con i voti del Movimento Cinque Stelle che allora governava assieme alla Lega sotto la presidenza di Giuseppe Conte, l'”avvocato del popolo”. Rackete non si fermò neppure quando sulla sua rotta incontrò una motovedetta con a bordo due guardie: la speronò senza esitazione mettendo a rischio la vita degli agenti. Tuttavia il caso è stato archiviato: per i giudici Rackete ha fatto solo il suo dovere, portando a termine una missione umanitaria.

A smentire che si trattasse di una missione puramente umanitaria è stata la stessa capitana la quale – intervistata dalla Repubblica – ha ammesso che la sua era una battaglia contro Salvini: “Dopo due anni è stato stabilito che il Decreto sicurezza bis era una legge sbagliata. Sì mi ero convinta che dovevo avere il coraggio di sfidare il vostro governo proprio sul campo preparato da Salvini col suo decreto. E alla fine Salvini ha perso” – le parole della trentenne. Dunque lo scopo non era solo mettere in salvo i migranti a bordo della nave Ong. Vi era una finalità anche squisitamente politica: far abolire una legge italiana sfidando il primo firmatario, il Ministro dell’Interno. Ma Rackete non ha sfidato solo Matteo Salvini violando una legge italiana, ha anche violato le indicazioni della Sea Watch stessa andando contro le indicazioni provenienti da Berlino. Infatti – ha spiegato la capitana – da Berlino le avevano detto chiaramente di non volere che la Sea Watch 3 sfidasse il divieto di entrare nelle nostre acque. Invece Rackete non ha prestato ascolto facendo di testa sua e ha trovato sponda nella magistratura di Agrigento, che ha preso per buone le sue dichiarazioni considerando porto insicuro non solo la Libia, ma pure la Tunisia, lo scalo più vicino dal punto di recupero in mare dei migranti.

Nonostante la strada spianata verso scarcerazioni e archiviazioni Carola, però, non si fida ancora della giustizia italiana visto quello che è accaduto all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano la cui condanna – secondo la donna – è da considerarsi scoccante: “La vicenda giudiziaria poteva andare in tutte le direzioni, anche le più imprevedibili. Visto ciò che è successo in seguito a Mimmo Lucano, e mi riferisco alla sua scioccante condanna, facevo bene a essere preoccupata”. Al momento la giovane si trova in Norvegia ad appoggiare una protesta locale in difesa dell’ecosistema. L’ultima volta la Polizia tedesca l’ha portata via vestita da pinguino avvinghiata ad un albero di una foresta che non si doveva abbattere.

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