Sempre più positivi tra medici e infermieri nonostante siano tutti vaccinati. Gli ospedali, con i ricoveri in aumento, rischiano il collasso.
La categoria dei sanitari – medici, infermieri, operatori socio assistenziali – è stata tra le prime a cui è stato imposto per legge l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid. Per loro non basta il risultato negativo di un tampone per poter lavorare: devono necessariamente aver completato il ciclo vaccinale. Pena la sospensione dall’incarico con relativa sospensione dello stipendio. Va da sé che, dunque, chi oggi lavora negli ospedali è vaccinato con tre dosi o con due da meno di quattro mesi e in attesa di ricevere la terza iniezione. Eppure gran parte dei sanitari sono positivi al Covid: infatti anche dopo infinite dosi di vaccino resta, comunque, possibile contrarre il virus e trasmetterlo ad altri. E la variante Omicron – con il suo alto tasso di contagiosità – non si ferma nemmeno di fronte al camice bianco. Pertanto i nosocomi rischiano di restare a corto di personale proprio nel momento in cui i ricoveri sono in ascesa. Nonostante quasi il 90% della popolazione sia ormai vaccinata, gli ospedali rischiano di nuovo il collasso come nel 2020, quando i vaccini non c’erano.
Per questo arriva una proposta che potrebbe apparire incredibile: far lavorare ugualmente nei reparti Covid medici e infermieri positivi, purché vaccinati. A mettere l’ipotesi sul tavolo è stato Nino Mazzone, direttore del Dipartimento di Area medica, cronicità e continuità assistenziale all’Asst Ovest Milanese. Mazzone ha sostenuto: “La pressione sugli ospedali sta crescendo in maniera esponenziale e siccome siamo in un momento di emergenza dobbiamo ragionare in termini di emergenza: i medici e gli infermieri positivi al tampone per Covid-19, ma asintomatici e con tre dosi di vaccino fatte, credo possano lavorare nei reparti Covid“. Il problema è che i vaccinati possono non solo infettarsi ma anche contagiare al pari dei no vax: pertanto un medico vaccinato ma positivo, in ospedale, potrebbe infettare chissà quanti altri colleghi o pazienti.
Il dottor Mazzone non è l’unico ad aver avanzato questa proposta: in Olanda, in un ospedale, questo è già realtà. Da una recente indagine è emerso che in un nosocomio di Amsterdam, ben il 25% di medici e infermieri in servizio erano risultati positivi al tampone. Mazzone ribadisce che – neanche a specificarlo – la responsabilità maggiore di questo sovraffollamento degli ospedali è da attribuirsi a chi rifiuta il vaccino. Infatti – spiega – i pazienti vaccinati che finiscono intubati sono unicamente quei soggetti sui quali il vaccino non ha funzionato in quanto il loro corpo non è in grado di sviluppare una risposta immunitaria.
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