Giulia Rigon aveva deciso di andare a vivere con il ragazzo in un camper. Vani i tentativi del padre, a cui il ragazzo di Giulia aveva proibito ogni contatto.
Le relazioni tossiche sono un problema devastante dei nostri tempi. Generano spesso traumi nelle persone che vi sono invischiate, e nei casi peggiori drammi e lutti familiari difficili da superare. È questo il tragico caso di Giulia Rigon. La 31enne era entrata in una relazione tossica con il ragazzo, il 28enne Henrique Cappellari, con il quale viveva all’interno di un camper fatiscente.
Il padre di Giulia Rigon conferma l’ipotesi che la figlia si trovasse all’interno di una relazione tossica con Cappellari. Il padre aveva tentato varie volte di convincere la ragazza a tornare a casa dai genitori, eppure lei aveva deciso che avrebbe voluto vivere al fianco del ragazzo, allontanando sempre le offerte del padre. L’ultima volta nella quale il padre ha cercato di convincere Giulia, però, Cappellari lo aveva addirittura allontanato dal camper.
Poche settimane dopo rispetto a questo avvenimento, Cappellari ha ucciso brutalmente Giulia, nella giornata di domenica 19 dicembre. Il camper si trovava in un’area di sosta in provincia di Vicenza, precisamente a Bassano del Grappa. È stato proprio Cappellari a chiamare le forze dell’ordine dicendo di aver ritrovato il corpo della donna. L’autopsia ha però comprovato che Giulia è stata malmenata, e una lite sarebbe la causa del decesso. Cappellari, anche di fronte a queste prove schiaccianti, ha negato tutto. “Era piena di lividi perché cadeva spesso”, queste le parole dell’uomo.
La salute mentale di Giulia era molto provata dalla relazione e dai continui abusi psicologici subiti. Era stata ricoverata per un lungo periodo per disturbi psichiatrici, per poi essere reintrodotta ad una vita normale. Aveva trovato un lavoro in un supermercato, e dopo qualche mese aveva deciso di iniziare le pratiche per farsi assegnare una casa del comune. Essendo venuta a sapere di non poter vivere in una casa insieme a Cappellari, noto alle forze dell’ordine, Giulia aveva deciso di restare nel camper. I genitori non erano per nulla contenti di questa decisione.
Nonostante i plurimi tentativi, Giulia non voleva lasciare solo Cappellari. Gli assistenti sociali osservavano il caso già da tempo, ma non sono riusciti ad allontanarla dal parcheggio nel quale sostava il camper con all’interno il 28enne. Le ferite sul corpo di Giulia sarebbero compatibili rispetto ad un anello portato da Cappellari. Il ragazzo aveva inoltre dei vistosi segni sulle nocche. “Stavo facendo forza su una manovella del gas”, queste le giustificazioni del 28enne. L’uomo sembrava estremamente lucido rispetto ad un crimine così efferato.