La testimonianza di Filomena, un’operaia stagionale della fabbrica di marron glacés di Marradi, che mostra la cruda realtà del mondo del lavoro.
Il mondo del lavoro sa essere estremamente brutale. Specialmente con chi è avanti con l’età. Questo il caso di Filomena, operaia stagionale della storica fabbrica di marron glacés di Marradi. La fabbrica è stata chiusa e la produzione di marron glacés è stata trasferita a Bergamo. Per lo sconforto dei tanti operai stagionali che, come Filomena, erano legati a questo lavoro a livello culturale, sociale ed economico. Lo sconforto nelle parole della 63enne è palpabile. La delusione per la ricollocazione della fabbrica riecheggia nelle sue amare parole, ricolme di disillusione e velata tristezza.
“Le cose non sono messe per niente bene. Non ti possono dire dall’oggi al domani che la fabbrica chiude”. Questo l’incipit dell’intervista pubblicata su Repubblica, nella quale Filomena manifesta il suo sconforto legato alla ricollocazione della storica fabbrica di marron glacés di Marradi. “Potevamo fare degli incontri con i sindacati, si poteva fare qualcosa. Si poteva bloccare la lavorazione. Ora cosa blocchiamo, che siamo a casa?“. La mancanza di un avviso rispetto al processo di ricollocazione della fabbrica ha totalmente destabilizzato Filomena e gli altri operai stagionali, che avrebbero potuto rispondere con degli scioperi o delle riunioni sindacali, se solo avessero saputo dei piani dell’azienda.
“Siamo più di 80 lavoratori stagionali. Trovarsi [senza lavoro] dopo 32 anni di lavoro a quest’età, non è una bella situazione. Dove andiamo a 63 anni? Chi ci prende a lavorare?”. Questi i dolorosi interrogativi posti da Filomena ai microfoni. Interrogativi rispetto ai quali l’operaia non trova risposta, perché sarebbe difficile ipotizzare una risposta positiva rispetto alla situazione nella quale si trovano gli 80 lavoratori stagionali che ora si trovano senza lavoro.
E sulle ripercussioni legate alla chiusura della fabbrica, Filomena aggiunge: “Si ferma anche l’economia nel paese. È un paesino di 3.000 persone, [la fabbrica] era una fonte importante. È venuta a mancare la terra sotto i piedi”. Il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, si è unito al discorso di Filomena, aggiungendo: “Non è accettabile arrivare e impoverire un territorio, rubare nel suo cuore e portare via”. Triberti ha aggiunto: “Se si permette tutto ciò, mettiamo in ginocchio i territori. Creiamo delle guerre sociali tra lavoratori. Questo non è possibile. La fabbrica lega il suo prodotto a questa terra”.