Un ristoratore mette in evidenza alcune falle del Green Pass in vigore da mesi. Lui, nonostante il vaccino aveva contratto il Covid ma, con il Pass poteva circolare liberamente ovunque.
Il Green Pass, nelle intenzioni del Governo, è nato con lo scopo di limitare il più possibile i contagi di Covid. Paradossalmente, a volte, sembra produrre l’effetto opposto. Le strade per ottenere il Pass, ad oggi, sono tre: vaccinarsi, essere guariti dal Covid da non oltre sei mesi, effettuare un test molecolare o rapido ogni 72 o 48 ore. C’è una variabile che molto spesso si sottovaluta: anche dopo il vaccino è possibile contrarre il virus e, dunque, contagiare altre persone. Per questo tutti gli esperti raccomandano di non abbassare mai la guardia e continuare a rispettare le norme anti Covid: indossare la mascherina nei luoghi chiusi ma anche all’aperto in caso di luoghi affollati, igienizzare spesso le mani e mantenere il distanziamento di almeno un metro dalle persone non conviventi. La troppa sicurezza indotta dal Green Pass, secondo alcuni medici come il dottor Claudio Giorlandino, direttore sanitario di Altamedica, sarebbe proprio la principale causa del nuovo aumento dei contagi.
Quanto accaduto a Valerio Capriotti – rinomato ristoratore romano, manager del ristorante Baccano – è emblematico di quanto potrebbe succedere a molti. L’uomo racconta di aver contratto il Covid dopo aver già ricevuto due dosi di vaccino ed essere quindi in possesso del Green Pass: “Da convalescente al Covid avrrei potuto girare tranquillamente con il mio certificato nei ristoranti e in tutti i luoghi al chiuso“. Capriotti spiega che, fino a pochi giorni fa, era a casa con il Covid ma senza alcun sintomo, in attesa di tornare al lavoro. Facendo una prova ha scoperto – con sua grande sorpresa – che, nonostante lui fosse infettato, il suo Green Pass era perfettamente funzionante poiché risultava essere vaccinato: “Essendo appunto a fine convalescenza per Covid, nei giorni scorsi facendo delle prove con altri telefonini ho verificato che il mio Green Pass, pur essendo io vaccinato e positivo, risultava verde, quindi tecnicamente sarei potuto entrare in tutti i ristoranti durante il periodo del contagio. Significa che chiunque anche se contagiato, almeno fino ad ora, potrebbe sedersi a un tavolo”. In pratica il Governo confida forse un po’ troppo nell’onestà e nel senso civico dei singoli cittadini.
Che fare, dunque? Effettuare tamponi anche ai vaccinati ogni 48 ore per appurare il reale stato di negatività? Sarebbe forse un po’ complicato anche se sicuramente utile al fine di tenere sotto controllo i contagi. Il manager propone un’altra soluzione: “Credo che per i positivi dovrebbe essere allertata, qui a Roma, la Regione Lazio: nel momento in cui si va ad avvisare il proprio medico curante il Green Pass dovrebbe essere congelato fino a nuova riattivazione per negatività”. Resta tuttavia il problema che molti positivi, forse la maggior parte, sono asintomatici e, pertanto, non sanno neppure di avere il virus addosso e di poterlo trasmettere. Vaccinati o non. Caprotti, nonostante abbia appurato sulla sua pelle le falle del green Pass, si dichiara a favore del Super Green Pass che sarà in vigore dal 6 dicembre al 15 gennaio, salvo eventuali proroghe. Con il Super Green Pass solo chi è guarito o vaccinato potrà accedere a determinati luoghi come cinema, teatri, eventi sportivi ma anche bar e ristoranti al chiuso. Non sarà più sufficiente, in queste situazioni, l’esito negativo di un tampone. La speranza è che tra questi vaccinati non ci sia alcun caso positivo perché, a quel punto, se il Super Green Pass avesse le stesse falle del green Pass base, il rischio è che i contagi a gennaio saranno ancora di più.