Un cellulare che vibra nel parco ma nessuno risponde: Cecilia è a terra, morta

Terribile scoperta in un parco vicino a Reggio Emilia: tutto è partito da un cellulare che continuava a vibrare.

Getty Immages/Vittorio Zunino Celotto

Un cellulare che vibra con insistenza ma nessuno risponde. Da lì è partito tutto. Un uomo probabilmente infastidito da quel continuo rumore, è andato a controllare e ha scoperto il corpo di una donna senza vita. E’ accaduto nella mattinata di sabato 20 novembre in un parco nei pressi di una zona residenziale di Mirabello, a Reggio Emilia. Il cadavere è di una 34enne sudamericana Cecilia Juana Hazana Loayza, di origini peruviane ma da anni residente a Reggio. Da quanto emerso fin’ora pare trattarsi di un caso di omicidio. Sul corpo, infatti, sono state trovate diverse ferite d’arma da taglio, soprattutto nella parte alta, sul collo e alla gola. Sul posto sono arrivati i Carabinieri e la scientifica, assieme al pm di turno Maria Rita Pantani.

Il corpo è stato trovato a ridosso di una recinzione che delimita il confine tra il parco e un condominio. Una residente, sentendo questo continuo rumore della vibrazione, è andato a verificare perché nessuno si premurasse di rispondere. Dopo la tremenda scoperta ha dato l’allarme e ha chiamato il 118. Forse qualcuno stava chiamando la donna preoccupato dall’assenza di notizie da parte della vittima. Il cellulare ha continuato a vibrare anche dopo l’arrivo dei soccorsi indice di qualcuno che cercava insistentemente la poverina probabilmente: un amico o un familiare. La vittima è stata trovata distesa e a pancia in giù. Le ferite riscontrate dal medico legale hanno indirizzato subito le indagini verso l’ipotesi di omicidio. Fatali per la 4enne sono stati i fendenti alla gola. Secondo le ricostruzioni, la donna sarebbe morta tra ieri sera e la notte. Non abitava lontano dal posto dov’è stata ritrovata. Gli inquirenti hanno già individuato il responsabile dell’uccisione della donna: si tratterebbe del suo ex compagno Mirko Genco, 24enne residente a Parma che, messo sotto torchio, alla fine ha confessato l’omicidio della ex fidanzata. Era già stato denunciato per stalking e molestie dalla vittima ma, dopo appena 15 giorni dalla fine della pena, ha colpito. Dopo aver appreso da un post sui social, dove si trovasse Juana, l’ha raggiunta e uccisa in quel parco, vicino all’abitazione della vittima. Forse la donna presagiva che stava per accaderle qualcosa di tremendo quella sera, infatti, prima di uscire con un paio di amici, aveva affidato il suo bimbo di 1 anno alla nonna. Genco non era nuovo a questi episodi: nel 2020 già la sua ex compagna lo aveva denunciato per stalking. Tuttavia l’uomo era stato messo ai domiciliari per poche settimane e dopo il patteggiamento gli era stata sospesa la pena.

L’elemento più inquietante è che lo stesso omicida è figlio di una donna uccisa per mano del suo stesso ex compagno che non accettava di essere stato lasciato. Paradossalmente Genco si è comportato come il suo patrigno che, nel 2015, aveva ucciso sua madre quando lui era un ragazzino. E ora ha condannato il bimbo di Juana a crescere anche lui senza una mamma. Si tratta dell’ennesimo caso di femminicidio che si consuma nel nostro Paese. Ex mariti o compagni che, non accettando la fine di un rapporto, sfogano tutta la loro violenza sulle ex compagne o, talvolta, sui figli come accaduto di recente a Viterbo dove un uomo – probabilmente per vendicarsi della moglie che lo aveva lasciato e allontanato da casa – ha ucciso il figlio di 10 anni, Matias con una coltellata alla gola.

Gestione cookie