Brutte notizie per la spesa, che pare sia destinata a diventare sempre più cara per tutti gli italiani: ecco cosa succede.
La pandemia scatenata dal COVID-19 non soltanto ci ha costretto a diverse restrizioni mai prima immaginabili, ma ha causato una vera e propria crisi economica di cui subiamo purtroppo gli effetti ancora oggi, quando la situazione sembra migliorare.
Arrivano dunque brutte notizie per quanto riguarda la spesa, che sembra essere destinata a diventare sempre più cara per tutte le famiglie italiane e non solo: ecco cosa succede.
Spesa più cara, le brutte notizie
Il rincaro dei prezzi è purtroppo già avvenuto per i diversi prodotti derivati dalla farina, come pane, pasta e via dicendo; l’aumento dei prezzi è registrato intorno al 38% e, purtroppo, pesa e non poco sulle nostre tasche.
Vito l’aumento dei costi delle bollente e del carburante, nei mesi da marzo ad ottobre 2021 il costo della farina è arrivando a sfondare la soglia dell’euro (1,09). “Si fa sempre più grave e preoccupante l’allarme sui rincari dei prodotti alimentari” scrive Federconsumatori, sottolineando come sia dovuto sia ai rincari energetici che all’aumento di materie prime.
La stessa Federconsumatori ha segnalato questi rincari all’Antitrust, in modo tale che il mercato possa essere costantemente controllato evitando così “intollerabili fenomeni speculativi”. La situazione è tutta in divenire, ma oltre ai rincari in bolletta ci aspettano anche prezzi più cari per i generi di prima necessità.
Da parte loro, col costante aumento del costo delle materie prime, anche gli stessi produttori si trovano con le mani legate: “Noi finora lo avevamo assorbito senza riversarlo sul consumatore ma oggi non è più possibile” spiega a Repubblica, il presidente di Assopanificatori, Davide Trombin.
L’associazione ha inoltre specificato come la particolare situazione danneggi anche tutti i produttori, che si trovano a spendere tanto per la produzione senza poi guadagnare il necessario (perché alzare troppo il prezzo significherebbe “allontanare” il cliente).
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Gli aumenti derivano inoltre dall’aumento del costo del trasporto e dalla minore disponibilità di scorte, impoverite dalla pandemia. In un suo rapporto, l’Ismea (l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ha denunciato il calo dei raccolti in Ucraina da dove spesso proviene il grano, considerando come quello italiano copra solamente il 36% della domanda del mercato.
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La speranza è che non soltanto la pandemia possa essere del tutto riassorbita, ma che la situazione d’emergenza finisca anche per quanto riguarda le materie prime, tornando così ad un mercato il più possibile stabile.