La virologa Ilaria Capua è in libreria con un nuovo saggio in cui spiega come sfruttare il lato positivo della pandemia di Covid che ci ha travolto negli ultimi due anni.
Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali di Covid sono saliti di 6032 unità. Da ieri 68 morti e 4613 guariti. I casi attualmente positivi salgono a 100.205, +1430 rispetto a ieri. Continuano ad aumentare i ricoveri: 3436, +74 mentre in terapia intensiva 421 assistiti, +6 da ieri.
Non tutto il male viene per nuocere e anche quando nuoce si può sempre portare a casa un insegnamento utile per i tempi a venire. Questo sembra essere il sunto del nuovo libro di Ilaria Capua, virologa e direttrice del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida. Nel suo nuovo saggio edito da Mondadori “La meraviglia e la trasformazione“, la professoressa si sofferma su un concetto cruciale: la pandemia di Covid che ci ha travolto negli ultimi due anni deve servirci ad evolvere. “Mi piacerebbe che guardassimo avanti. Mi piacerebbe che questa pandemia ci servisse per capire che facciamo parte di un sistema di vasi comunicanti… ci siamo resi conto che un pipistrello che sta dentro a una caverna può generare una catastrofe di questa portata” – ha spiegato Capua.
La virologa, in particolare, si augura che la pandemia che ha sconvolto il mondo intero nell’arco temporale di un battito di ali, ci abbia fatto capire che la salute è il bene più prezioso. Il Covid – nell’ottica dell’esperta – ha risvegliato il nostro stupore, ha prodotto una sorta di meraviglia che non dobbiamo abbandonare per non dimenticare gli insegnamenti, le nuove buone abitudini: “Dobbiamo viaggiare sull’onda dello stupore pandemico, elaborando nuove consapevolezze nel solco pandemico, per poi farci portare in alto dalla spinta di cambiamento, altrimenti ci ritroviamo dove eravamo prima: vulnerabili… Questo stupore ci fa aprire gli occhi, crea spazio perché quello che facevi prima non va più bene o non funziona più e bisogna trovare un altro modo di far funzionare le cose”.
E, per quanto questa pandemia ci sia costata cara in termini di salute e di economia, per Capua è stata uno scossone importante per le nostre consapevolezze. Milioni di esseri umani sono morti e milioni di altri soggetti sono rimasti senza lavoro. Però – dal punto di vista dell’esperta – questa sofferenza non è stata vana: ci ha fatti evolvere. E, soprattutto, oggi siamo molto più prudenti rispetto a due anni fa. Capua ha puntualizzato che dobbiamo utilizzare il Covid come una specie di maestro per rivoluzionare i nostri stili di vita, dalla famiglia al lavoro: “La pandemia è stata un acceleratore di consapevolezze che sono arrivate come uno sparapalle impazzito. Se lei ha il raffreddore e due linee di febbre va a cena da sua cugina? Anche no. Forse prima, ma adesso no. Anzi vedi uno che starnutisci e lo guardi con orrore”.
Ma, insegnamenti o no, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già lanciato l’allarme: prepariamoci alla quarta ondata. Eppure, almeno in Italia, la maggior parte della popolazione è vaccinata ormai. Sono già partite le somministrazione della terza dose che la stessa Capua ha già fatto. Allora perché una quarta ondata? Di chi è la colpa se ormai quasi tutti sono vaccinati? “La quarta ondata ci sarà nei Paesi in cui non si è raggiunta una copertura vaccinale adeguata che deve essere sopra l′80%, anche 90%. Perciò questa sarà l’ondata nei non vaccinati che però, essendo la salute circolare ed essendo lo scopo del virus quello di circolare il più possibile, avrà delle ramificazioni anche nelle persone vaccinati”.
Ma il vaccino anti Covid permette, al massimo, di contrarre il virus in forma grave. Non blocca l’infezione ci si può comunque contagiare anche dopo due dosi. Per questo è fondamentale fare dei richiami. E, secondo l’esperta, non si può considerare conclusiva neppure la terza dose: ogni anno bisognerà vaccinarsi contro il Covid: “L’immunità non dura in eterno: non è che chi si vaccina a gennaio, è protetto per tutta la vita. Ti vaccini a gennaio con una dose e sei un po’ protetto, fai richiamo a febbraio e sei più protetto, ma non per tutta la vita. Questo presuppone che la vaccinazione per Sars-Cov2 sarà inserita nei programmi di vaccinazione annuali che i cittadini dei Paesi sviluppati devono fare. Se poi non la fanno, avremo di nuovo gli ospedali pieni, speriamo non al tracollo. Come il vaccino antinfluenzale che va fatto ogni anno”.
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