Il professor Andrea Crisanti, microbiologo presso l’Università di Padova, dà qualche indicazione per minimizzare i rischi di contagio durante le prossime feste natalizie.
Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali di Covid sono saliti di 6764 unità. Da ieri 31 morti e 3392 guariti. I casi attualmente positivi salgono a 93.693, +3337 rispetto a ieri. Aumentano anche i ricoverati: 3173, +49 mentre in terapia intensiva 392 assistiti, -3 da ieri.
Le festività di Natale si avvicinano. E, parallelamente, i contagi di Covid e i ricoveri, da qualche giorno, hanno ripreso a crescere. Il timore di molti è di dover passare, di nuovo, le feste lontani dai propri familiari e dai propri affetti. Timori che trovano conferma nelle parole di alcuni esperti. Il virologo milanese Fabrizio Pregliasco, infatti, ha consigliato caldamente di festeggiare attraverso Skype o Zoom, evitando i contatti ravvicinati specialmente con gli anziani. Anche se, alla maggior parte degli anziani, l’idea di trascorrere le feste senza figli e nipotini fa assai più paura del rischio di contrarre il Covid.
Più ottimista il microbiologo patavino Andrea Crisanti. Lo scienziato, dal canto suo, suggerisce agli italiani di festeggiare “in presenza” Natale e Capodanno. Tuttavia non bisogna indulgere troppo con chi ha rifiutato il vaccino. In pratica Crisanti consiglia di godersi le feste ma solo tra soggetti vaccinati, escludendo chi ha fatto una scelta diversa. Una specie di “Green Pass in famiglia” insomma. Crisanti – intervenendo a margine dell’evento Il Tempo della Salute – ha asserito “Natale e Capodanno festeggiateli pure ma solo tra persone vaccinate”. Ha inoltre spiegato che la dinamica della trasmissione dipende da due fattori: il numero di persone protette e la durata della protezione. L’esperto, qualche giorno fa, ha infatti sollevato la questione della protezione data dal vaccino di Johnson&Johnson che, al contrario di quanto si pensava, non va oltre i due mesi. Ma anche i vaccini delle altre aziende – a detta del microbiologo – proteggono sei mesi e poi la tutela inizia a scemare: “Il numero delle persone protette non coincide con il numero delle persone vaccinate. Una persona vaccinata è protetta e non trasmette l’infezione per il 95%. Dopo sei mesi questa protezione cala al 4%”. Da qui la necessità di una terza dose e forse anche di una quarta, una quinta e così via se dopo sei mesi la protezione precipita.
Il professore si sofferma proprio sulla necessità di fare tutti la terza dose: “Se vogliamo mantenere la trasmissione bassa, la terza dose la dobbiamo fare tutti“. E, proprio per convincere tutti alla terza somministrazione, c’è già chi pensa ad una strategia forte: ritirare il Green Pass a tutti coloro che rifiuteranno la terza inoculazione del vaccino anti Covid. L’evento – svoltosi a Milano – si è concluso con lo scambio dei numeri di telefono tra Pregliasco e Crisanti.
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