Non convince la versione dei fatti di Vincenzo Palumbo, il camionista che sostiene di aver ucciso “per sbaglio” Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella scambiandoli per due ladri.
Portici dirà addio a Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, giovedì 4 novembre. I due giovani – poco più che ventenni – sono stati uccisi a Ercolano – Napoli – nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. A esplodere 11 colpi, la pistola del camionista 53enne Vincenzo Palumbo. L’uomo ha spiegato che temeva che i due ragazzi fossero lì fermi sotto la sua villetta con l’intenzione di entrare a fare una rapina. Ma la sua versione non convince gli inquirenti: troppa la ferocia nei confronti di Tullio e Giuseppe. E, per questa ragione il camionista, al momento, resta in carcere.
Inoltre un altro particolare rende poco credibile la versione del 53enne: Palumbo ha aspettato quasi mezz’ora prima di avvisare il 112 dopo aver sparato una raffica di proiettili contro l’automobile in cui c’erano Tullio e Giuseppe. Le fasi di quella tragica notte sono state ricostruite grazie alle immagini della videosorveglianza di un vicino di casa, le cui telecamere hanno ripreso sia parte della sparatoria sia l’automobile, ormai fuori controllo, che finiva contro un muretto. Gli spari ci sono stati tra le 00:25 e le 00:28. Palumbo, dal balcone di casa sua, ha esploso 11 colpi di pistola contro l’automobile. In quel momento i due ragazzi, a bordo di una Fiat Panda, si stavano già allontanando lungo via Marsiglia. Dalle videocamere si vede che l’auto alle 00:28 finisce contro il muro. Alle 00:38, quindi dieci minuti dopo gli spari, si vede Palumbo che esce in strada e si avvicina all’automobile per vedere cosa fosse successo. Tullio e Giuseppe erano agonizzanti ma la chiamata al 112 arriva solo 16 minuti dopo: in totale 26 minuti dopo gli spari.
Nel corso dell’interrogatorio Vincenzo Palumbo ha detto che quella notte, intorno alle 00:30, si è svegliato perché ha sentito il cane che abbaiava e l’allarme perimetrale entrato in funzione. È quindi uscito sul balcone ed ha visto un’automobile bianca parcheggiata in strada e un ragazzo nella sua proprietà, oltre il cancelletto. Il camionista ha raccontato di avere a quel punto urlato, mettendo in fuga il giovane, e di avere poi sparato quattro o cinque colpi a scopo intimidatorio ma non contro il ragazzo, bensì verso le campagne di fronte. Stando alla sua versione, dopo gli spari sarebbe sceso in strada e, vedendo Tullio e Giuseppe agonizzanti, sarebbe subito risalito in casa per chiamare il 112.
Troppi elementi non quadrano. In primis, per i giudici, non ci sono prove della tentata irruzione nell’abitazione di Palumbo e nell’automobile delle due vittime non è stato rinvenuto niente che lasciasse ipotizzare l’intenzione di commettere una rapina quella notte: i due ragazzi non erano travisati e nemmeno avevano con sé arnesi da scasso. Inoltre non avevano precedenti penali. A ciò si aggiunge il fatto che Palumbo è stato ritenuto avvezzo all’uso delle armi e, dunque, sapeva bene come e dove sparare. Infine un ultimo elemento gioca a sfavore del camionista dagli accertamenti è emerso che il 53enne avesse disinnescato, o fatto disinnescare l’allarme. Pertanto nessun allarme era scattato per svegliarlo. Tutto ciò sta spingendo i giudici in una direzione: Palumbo aveva la ferma intenzione di colpire l’autovettura su cui viaggiavano Tullio e Giuseppe.
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