Sembra che il prossimo anno tornerà la misura pensata per incoraggiare l’uso delle carte e bancomat, ma questa volta il Cashback sarà diverso: ecco che cosa cambierà.
Dopo averne a lungo discusso, sembra che il governo Draghi sia intenzionato a revocare la sospensione del Cashback, la misura volta ad incentivare gli acquisti con carte di credito o bancomat al posto dei contanti. I forti dubbi erano nati dopo il primo semestre del 2021, quando l’attuale Governo aveva deciso di mettere uno stop alla misura anti evasione fiscale, ma qualcosa adesso sembra muoversi. Sembra proprio che nel 2022 il Cashback ci sarà, ma con qualche sostanziale cambiamento: vediamoli insieme.
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Le maggiori perplessità hanno riguardato proprio i beneficiari dell’operazione: il Cashback, così come era stato pensato dal governo Conte, avrebbe agevolato le classi sociali e le aree del Paese già in buone condizioni economiche, ossia tutte quelle persone con maggiore potere d’acquisto, senza inoltre impattare in modo particolarmente rilevante sul gettito fiscale e come misura anti evasione fiscale. Questo è stato il pensiero del Governo e del Premier Draghi, che dal secondo semestre del 2021 aveva deciso di sospendere il programma per qualche tempo.
Dal 2022, però, la misura potrebbe ritornare nelle nostre vite, anche se le modifiche che potrebbero essere attuate sarebbero notevoli.
Prima di tutto, cambierebbe in modo sostanziale la platea a cui è rivolto: per come era stato concepito inizialmente, il bonus entrava nelle tasche di chi già utilizzava le carte di pagamento in realtà a bassa evasione fiscale, come la grande distribuzione.
La decisione, perciò, potrebbe essere quella di destinare i fondi messi a disposizione del programma solo alle fasce della popolazione a reddito medio-basso. Come? Abbassando il numero minimo di transazioni necessarie all’ottenimento del bonus (che prima dovevano essere obbligatoriamente più di 50) e prevedendo rimborsi sui singoli acquisti e sul totale, rispettivamente di 15 euro e di 150 euro, molto inferiori rispetto a quelli di prima, prevedendo un limite minimo di spesa per eliminare i furbetti delle micro-transazioni.
Un grande cambiamento riguarderebbe anche i fondi stanziati per sostenere il programma: si passerebbe dai 5 miliardi di euro previsti inizialmente ai 500 mila euro l’anno, come deciso dal Ministero dell’Economia e della Finanza.
Inoltre, potrebbe essere eliminato del tutto il superbonus previsto per i primi 100 mila consumatori per numero di acquisti e importo di spesa totale, che vale 1.500 euro. Ancora una volta, secondo il governo Draghi, questo tipo di bonus discrimina chi ha meno potere d’acquisto. Al suo posto, potrebbe invece essere pensata un’estrazione a premi simile a quella della Lotteria degli Scontrini.
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