Da oggi le profumerie Kiko avranno un cliente in più: il virologo Roberto Burioni. Il medico sostiene la scelta aziendale di non pagare i tamponi ai dipendenti non vaccinati.
Dal 15 ottobre – ormai è cosa nota – tutti i dipendenti, e del pubblico e del privato, dovranno essere muniti di Green Pass. Pena la sospensione: a casa e senza stipendio. I modi per ottenere il patentino verde sono tre: essere guariti dal Covid, vaccinarsi o effettuare un tampone. La durata del tampone è di 72 ore per i molecolari e di 48 ore per i test rapidi. Ciò significa che se un lavoratore non ha avuto il Covid e non vuole vaccinarsi dovrà effettuare almeno 3 tamponi a settimana per poter continuare a svolgere il proprio mestiere. Una spesa non certo sostenibile da tutti considerando lo stipendio medio di un commesso o di un impiegato piuttosto che di un operaio. Alcune aziende, come NaturaSì, hanno deciso di andare incontro ai loro dipendenti e farsi carico del costo dei tamponi. Di tutt’altro avviso, invece, l’azienda Kiko, leader nel make up low cost: “Chi sceglie di non vaccinarsi deve pagare le spese di questa decisione, per questo non finanzieremo i tamponi ai nostri dipendenti” – le parole di Cristina Scocchia, amministratore delegato dell’azienda di cosmesi nel corso della trasmissione televisiva Otto e Mezzo su La7,
Le parole di Scocchia hanno suscitato un certo entusiasmo nel virologo del San Raffaele Roberto Burioni il quale, come ha dichiarato che non metterà più piede da Natura Sì, così ha sostenuto che per la prima volta in vita sua metterà piede in una profumeria: “Se esiste una linea per uomo da domani per la prima volta nella vita entro in profumeria. Bravi!” – il commento del medico su Twitter.
Scocchia ha precisato le posizioni dell’azienda: “Non ne facciamo una questione economica, ma una questione di principio. Noi siamo a favore del Green Pass perché siamo a favore della vaccinazione. È ovvio che nel nostro Paese, visto che non c’è obbligo vaccinale, tutti devono essere liberi di non vaccinarsi se non vogliono vaccinarsi. Però poi riteniamo giusto che chi decide di non vaccinarsi debba pagare le spese di questa decisione. E non debba essere né l’azienda né la collettività ad assumersi questo costo”.
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