Luca Morisi il padre della “Bestia” accusato di cessione di stupefacenti, dal Carroccio il leader Salvini lo difende e si scaglia contro i media per la “gogna mediatica”, ma Vendola ci tiene a ricordargli i suoi di metodi
“Mi dispiace non per me, ma quando prendono come capri espiatori e vittime sacrificali altre persone mi dispiace. Io non faccio politica così” Queste le parole di Matteo Salvini sulla vicenda Morisi, suo collaboratore nonché ideatore della “Bestia” la macchina social di propaganda della Lega, accusato di cessione di stupefacenti nello specifico cocaina e la famosa Ghb la “droga dello stupro” durante un festino nel suo cascinale di Belfiore. La vicenda accade tra il 13 e il 14 agosto, e i vicini raccontano che quella notte hanno sentito rumori molesti provenire dalla cascina di Morisi per quasi 12 ore. Quella notte Morisi avrebbe organizzato un festino in casa con un altro uomo e due ragazzi 20enni; questi ultimi sono stati fermati dalla Polizia il giorno dopo per un controllo di routine e sono stati trovati in possesso di una fiala di Ghb presumibilmente regalatagli da Morisi.
Ci tiene particolarmente Nichi Vendola a commentare la vicenda, non tanto per il fatto di cronaca in sé che di certo non gli compete, ma per analizzare la comicità della situazione stessa: il braccio destro di Salvini indagato per droga anziché venire attaccato dal partito e dal suo leader come successo a qualsiasi altro individuo, viene difeso a spada tratta da Salvini che addirittura se la prende con i media per la “gogna mediatica” che il suo numero due sta subendo. Il pezzo di Vendola apparso sull’Huffington Post, punta a sottolineare l’ipocrisia di tali comportamenti e sottolinea per questo i mezzi che il leader leghista ha utilizzato per commentare alcune vicende di droga in passato, quando non si parlava di un suo amico ma di una persona qualsiasi, come successo per il caso di Stefano Cucchi. In quel caso il leader del Carroccio aveva spiattellato senza pietà le foto del volto tumefatto del ragazzo scrivendo che “la droga” l’aveva ucciso, e avev aggiunto che gli “faceva schifo”. La gogna mediatica e i processi sommari sui social sono di fatto i mezzi con cui l’ex ministro Salvini è riuscito spesso a veicolare il giudizio popolare e fomentare sentimenti di odio “con il suo magistero si fonda la giurisdizione dell’odio e il sentimento della giustizia muta in istigazione alla vendetta” scrive il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà. E continua il suo j’accuse analizzando le “vittime” preferite della Bestia, ossia immigrati, profughi e in generale le minoranze etniche, dichiarando senza se e senza ma che il presidente del Carroccio non è altro che un uomo “autoritario, xenofobo e classista”. Il messaggio di Nichi Vendola a Matteo Salvini è molto chiaro: basta con le ipocrisie e le dichiarazioni da grande uomo, visto che il suo atteggiamento contraddittorio è sotto gli occhi di tutti in ogni momento. L’autore si chiede come si comporterà in questa situazione spinosa l’uomo che ci ha abituato ad una “giustizia feroce, sommaria, in diretta Facebook, senza difesa, senza appello, senza pietà, capace di trasformare un citofono in tribunale ‘fai da te’ capace di irrogare pene estreme con quella invocazione quasi biblica: ‘sbattetelo in cella e buttate le chiavi’” ora che a finire in cella senza chiavi dovrebbe essere uno dei suoi collaboratori più stretti, l’uomo che gli ha permesso di risollevare le sorti del suo partito grazie alla creazione di una macchina della propaganda infallibile quale la Bestia, uno dei suoi amici più longevi. A questo punto, scrive Vendola, non potrà più sfuggire alla realtà che gli si rivolta contro e infine commenta “quando interpreti il mondo secondo semplificazioni sguaiate capita sempre che la realtà, la più amara, irrompa nel recinto della propaganda”
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