Il titolare del Chiringuito a Milano è scappato in una corsa folle dal posto di blocco fino ad arrivare a Lodi, la sua giustificazione: “è solo una bravata”
Potrebbe sembrare effettivamente solo una ragazzata il gesto un po’ sconsiderato di Cosmo “Mino” Tombolà, il 50enne possessore di un locale chiamato Chiringuito in Piazza Risorgimento a Milano, se non fosse per quello che quel singolo gesto ha provocato. Nella notte di martedì scorso intorno alle 5 del mattino l’uomo è stato fermato da un posto di blocco della polizia lungo corso XXII Marzo, o per meglio dire è stato “palettato” perché in realtà all’ALT della polizia ‘Mino’ non si è mai fermato. Ha continuato piuttosto la sua corsa, dopo aver speronato un furgone a Ospedaletto, a bordo di un’Audi Q7 in viale Forlanini, a tutta velocità ha preso la Tangenziale Est e con la pattuglia alle spalle ha continuato dritto anche di fronte al casello di Melegnano; senza posare nemmeno un dito sul freno ha percorso ben 50 chilometri e ha poi sfondato la barriera autostradale sull’Autosole a Melegnano, per entrare nell’A1 e arrivare fino a Lodi, dove la sua corsa folle si è interrotta grazie all’intervento della polizia Stradale di Piacenza.
Non contento della mole di danni da lui provocati prima di decidere di mettere fine alla sua fuga ha speronato un’automobile lungo la strada e ha preso anche un guard rail. Quando le forze dell’ordine l’hanno raggiunto e gli hanno chiesto per quale motivo non si fosse fermato, l’uomo ha minimizzato dicendo che si trattava di una ragazzata e che “volevo far vedere alla ragazza come si scappa dalla Polizia“. Bravata o no, questo colpo di testa costerà molto caro a ‘Mino’: l’uomo si era visto tempo prima revocare la licenza per aprire il suo locale a causa di alcune risse ed episodi di violenza che erano avvenuti in passato al Chiringuito, quindi si trovava già in fragranza di reato quando è stato “palettato”, inoltre nello scontro con il furgoncino l’uomo ha ferito due persone di 46 anni. Dalle indagini l’uomo risulta avere una indagine in corso per guida sotto l’effetto di stupefacenti. Il giudice ha però concesso gli arresti domiciliari notificandogli la sola accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Ci è mancato veramente poco ma fortunatamente la folle corsa di Tombolà non si è trasformata in un incidente mortale, ma sicuramente la notte di martedì scorso sarà difficile da dimenticare per tutti.