Il Reddito di Cittadinanza non basta e vanno a rubare: erano 16 persone, imparentate tra loro, a Perugia

Sono sedici gli indagati nell’indagine della Polizia di Perugia, una banda ben organizzata che “lavorava” secondo uno schema preciso. Dodici di loro percepiva anche il Reddito di cittadinanza

Perugia furti Rdc
Emanuele Cremaschi/ Getty Images

A Perugia la Polizia ha scoperto e sgominato una vera e propria associazione a delinquere portata avanti da un gruppo di sedici individui, specializzata in furti: il gruppo era ben organizzato, ognuno aveva il suo ruolo e la sua posizione, e 12 di loro percepivano anche il Reddito di Cittadinanza. Probabilmente però il reddito non gli bastava, e allora si dedicavano a svaligiare appartamenti nella zona di Assisi e nelle provincie vicine di Siena e Arezzo. Otto di loro sono stati arrestati mentre gli altri al momento rispondono solo della denuncia di reati contro il patrimonio. Ma come era strutturata la banda degli appartamenti? Si parla di un gruppo di individui uniti da legami di parentela che avevano creato una vera e propria struttura organizzativa interna per delineare i singoli compiti e assegnarli ai membri, ognuno dei quali aveva un ruolo ben definito: le donne della famiglia erano il cuore pulsante della banda, si occupavano di piccoli furti e scippi e i loro obiettivi preferiti erano gli anziani, con i quali fingevano di essere venditrici porta a porta per introdursi negli appartamenti. Nel gruppo erano 6 e tra di loro alcune si occupavano di trasportare la refurtiva o di custodirla, altre si facevano intestare le automobili utilizzate per i colpi, per non destare sospetti. Dalla più giovane di 22 anni alla più matura di 40 le donne della banda erano i veri ingranaggi che muovevano il meccanismo. Gli altri membri del gruppo criminale fornivano, secondo la circostanza, tutto l’aiuto possibile per portare a termine i colpi; anche chi era agli arresti domiciliari faceva la sua parte offrendo la sua casa come base logistica per i colpi.

Alcuni si occupavano di fare da ‘palo’ o da ‘vedetta’ durante e dopo i furti, altri di portare via le auto, di custodirle o sostituirle una volta che queste venivano identificate dagli inquirenti; grazie all’aiuto di una autofficina nella zona di Bastia Umbra il clan riusciva anche a cambiare le targhe ufficiali con altre false o a riverniciare le auto in modo da farle sembrare diverse da quelle utilizzate per i furti. Anche le vittime venivano scelte con cura: abitazioni lontane dal centro della città, abbastanza isolate, di solito raggiungibili solo percorrendo strade secondarie di campagna. I membri preparavano le loro spedizioni nei minimi particolari e tenevano i cellulari spenti per non essere rintracciati durante i colpi; questi venivano studiati nei minimi particolari all’interno delle due basi logistiche che avevano ad Assisi, dove i criminali si organizzavano con tutta l’attrezzatura necessaria prima di partire. La Polizia di Perugia è riuscita a fermare la banda dopo numerose precedenti denunce, e il pm ha accusato tutti i membri di associazione a delinquere. Gli indagati sono tutti cittadini italiani già conosciuti dalle forze dell’ordine, residenti nelle zone tra Assisi e Cannara.

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