Molti di quelli che per mesi abbiamo chiamato “eroi a mani nude” – medici, infermieri e operatori sanitari – oggi rischiano di essere lasciati a casa. E in alcune Regioni la situazione è allarmante.
Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali di Covid sono saliti di 3212 unità. Da ieri 63 morti e 6042 guariti. I casi attualmente positivi calano ancora: 95.979, -2893 rispetto a ieri. I ricoverati scendono di 101 unità e arrivano a 3317. Calano anche gli assistiti in terapia intensiva: 450, -9 da ieri
Per mesi li abbiamo chiamati “eroi”, li abbiamo considerati eroi: a combattere in prima linea e, spesso, senza adeguati strumenti per tutelarsi. Medici, infermieri, operatori sanitari: esseri umani ma con comportamenti, talvolta, straordinari. Ora, gran parte di essi rischiano di restare a casa e in alcune Regioni la situazione rischia di diventare ingestibile. Nella Calabria di Nino Spirlì in primis. Nei giorni scorsi l’Unione Sindacale di Base ha manifestato per chiedere la stabilizzazione dei 1.500 precari Covid e il riconoscimento delle indennità di rischio biologico. Il portavoce dell’Unione Sindacale, Vittorio Sacco, ha spiegato che la Calabria, ad oggi, è l’unica Regione a non aver ancora corrisposto l’indennità Covid alle risorse chiamate a fronteggiare l’emergenza, nonostante i fondi nazionali siano stati stanziati. Ma non è tutto: gli operatori sono stati utilizzati per sopperire anche alle carenze strutturali del Sistema Sanitario Regionale, alla mancanza di medici e infermieri. Sono stati una risorsa determinante, dunque, per fare fronte all’emergenza Covid. Eppure sono tutti precari.
Il problema era già stato sollevato nei mesi scorsi: ospedali senza personale e, di conseguenza, pochissimi posti letto che vengono commisurati sulla base del numero dei medici. Mancando i medici, va da sé, dunque, che mancheranno anche i posti letto. Carenza che, in una situazione emergenziale come quella che ha investito tutto il Paese, diventa allarmante. Ma la soluzione potrebbe non essere così semplice perché, per un cavillo burocratico, i medici chiamati per fronteggiare l’emergenza Covid possono essere impiegati solo a tempo determinato, per un periodo limitato. Ma l’emergenza non è ancora finita. Se aggiungiamo che altri medici verranno sospesi in quanto rifiutano il vaccino anti Covid, la conseguenza inevitabile sarà che la Calabria resterà con ospedali deserti: non di pazienti ma di personale sanitario.
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