Scoperto il piano delle figlie di Laura Ziliani per ucciderla e farla scomparire insieme al fidanzato di una delle due, un mese dopo la scomparsa si stavano già spartendo i soldi
Da quando Laura Ziliani ex vigilessa di Temù in provincia di Brescia, è scomparsa l’8 maggio dalla sua abitazione, i sospetti si sono subito concentrati verso le due figlie maggiori della donna, Silvia e Paola Zani, rispettivamente 27 e 19 anni, per una serie di strani avvenimenti: primo tra tutti la velocità con cui le due ragazze hanno denunciato la scomparsa della madre, appena 4 ore dopo l’orario stabilito per il rientro. Da quanto hanno raccontato le figlie agli inquirenti la donna sarebbe uscita di casa alle 7 del mattino per una passeggiata in montagna, e poi avrebbe dovuto incontrare le figlie verso le 10 per una commissione, allora quando non l’hanno vista tornare verso le 12 le ragazze hanno chiamato la Polizia. Un altro elemento che non aveva convinto gli inquirenti era stata la scarpa della donna ritrovata due mesi dopo il 23 maggio in una pista ciclabile vicino al torrente Fiumeclo, una scarpa da trekking che le figlie hanno poi confermato appartenere alla madre. Quello che non convince qui è la zona del ritrovamento, totalmente opposta al tragitto che avrebbe dovuto seguire Laura.
Il corpo di Laura è stato poi ritrovato l’8 agosto senza vestiti ne scarpe ma solo in biancheria sul letto del fiume Oglio da alcuni turisti. I dubbi si sono protratti fino a pochi giorni fa quando grazie ad una testimonianza anonima del vicinato e ad un flacone di Benzodiazepina ritrovato in casa il cerchio si è inevitabilmente stretto attorno alle figlie. Quest’ultime insieme a Mirto Milani, il fidanzato 28enne della più grande, avevano tempo fa tentato di avvelenare la madre con una tisana preparata con quello stesso farmaco, che però la aveva “solamente” gettata in un sonno profondissimo durato 36 ore. Studente di psicologia, lirico e ideatore del piano diabolico per uccidere la “suocera” Mirto Milani aveva un fortissimo potere sulle ragazze perché, per sua stessa ammissione, aveva una relazione amorosa con entrambe. Il ragazzo inoltre appariva ossessionato dal patrimonio e dalle gestione dei fondi della famiglia Ziliani, come ha dichiarato la madre della vittima, talmente tanto ossessionato da interessarsi, dopo la presunta scomparsa di Laura, all’affido della terza sorella Zani affetta da gravi patologie e terza ereditiera.
Mirto aveva studiato un piano perfetto e aveva messo su un intricato schema per depistare le indagini: sapendo che il suo cellulare era stato intercettato dagli inquirenti, durante una chiamata ad un amico aveva detto “io ci sto pensando ultimamente che magari ha dirottato nel corso del tempo dei soldi su un altro conto corrente e ora si sta facendo la bella vita da qualche parte“. Uno scherzo per lui probabilmente, se non fosse che dalle analisi autoptiche, sul corpo della donna sono state trovate delle tracce di Benzodiazepina e il medico legale ha decretato dopo le prime analisi che Laura è stata uccisa soffocata da un cuscino, dopo essere stata stordita dagli ansiolitici. Ulteriore prova a carico dei colpevoli, le ricerche salvate sui cellulari e computer dei tre, rinvenute nonostante i cellulari che le ragazze avevano consegnato agli inquirenti fossero stati ripuliti prima. In particolare la sorella più piccola si era detta preoccupata per Mirto perché il ragazzo aveva fatto “ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer e torture”. Un insieme di elementi che hanno portato gli inquirenti a pensare che l’omicidio della donna fosse stato premeditato con cura dal trio, e che ora gli costerà un’accusa di omicidio volontario aggravato dal grado di parentela e occultamento di cadavere.
Il Gip ha stabilito che il movente è economico in quanto i tre ragazzi avevano un debito di 40 mila euro da saldare con la madre, che serviva per sistemare questioni amministrative riguardo alcuni appartamenti. Il Gip a riguardo ha dichiarato “avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Ziliani Laura nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare”. Le ragazze infatti, dopo meno di un mese dalla “scomparsa” della madre avevano già affittato un appartamento della donna e parlavano di come spartirsi il denaro dell’eredità tra auto e vacanze. La maggiore aveva infatti detto alla minore dopo la riscossione di un affitto “900 euro, troppo figo, soltanto con quelli ci paghiamo l’anticipo per un’auto nuova e forse ci sta anche una vacanza” . Da alcune indiscrezioni che arrivano da Temù, in paese tutti sospettavano che il movente della sparizione fosse il denaro, conoscendo i possedimenti della famiglia e avendo osservato i comportamenti delle figlie. Dopo l’arresto il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Breno, Rosano Filiberto, ha commentato la vicenda affermando che non aveva mai visto piangere le figlie durante le ricerche o i ritrovamenti, e che le ragazze “non hanno detto nulla, sono rimaste impassibili. Non hanno detto niente neanche a loro discolpa”.
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