L’ex onorevole Vladimir Luxuria in primo piano su tematiche inerenti l’omosessualità e il linguaggio omofobo.
Qualche filosofo del linguaggio osava definire il linguaggio un semplice “flatus voci” emissione della voce. Per Ludwig Wittgenstein era una convenzione la cui utilità era permetterci di comunicare. Se avessero vissuto nell’epoca del politically correct, questi maestri del sapere non avrebbero avuto vita facile. A ribadirlo l’ex onorevole Vladimir Luxuria il quale, qualche tempo fa, si era soffermata sull’importanza di contestualizzare ogni parola per comprendere l’intenzione di chi l’ha pronunciata: “Le parole vanno sempre contestualizzate, anche la parola “frocio”: ci sono dei contesti in cui non sono politicamente scorrette. Nella comunità Lgbt ad esempio si usa molto questa parola: “Che roba frocia, che musica frocia”, diciamo. Così come tra i neri spesso ci si chiama “nigga”, negro. Questo principio vale anche quando quelle parole vengono pronunciate dall’esterno senza l’intenzione di offendere. Per questo do ragione a Pio e Amedeo quando rivendicano il diritto di dire “frocio”: l’offesa non è nella parola in sé ma nelle intenzioni di chi la pronuncia e nel contesto” – le parole di Luxuria il quale ha recentemente rivelato di aver ricevuto avances da alcuni politici sposati quando sedeva alla Camera. “E’ vero che l’ironia e l’autoironia sono armi e risorse potenti, un vaccino contro il virus dell’ignoranza e della stupidaggine. Una volta – ricorda – mi dissero ‘brutto frocio’, io mi girai e dissi: ‘Brutto a chi?’, spiazzando il mio interlocutore“.
Una posizione, quella di Vladimir Luxuria, che, nel complesso, pare più vicina al governatore della Calabria Nino Spirlì – leghista, omosessuale e dichiaratamente contrario al politically correct – piuttosto che a tante esponenti o sostenitrici del Centrosinistra. Per la scrittrice Michela Murgia, addirittura, non solo l’Italiano è una lingua razzista e sessista ma anche dire “grazie” alla propria moglie è sintomo di maschilismo. Ovviamente l’ex onorevole non ha omesso di esprimersi circa il Ddl Zan che ancora giace in Parlamento. Il Decreto ha il chiaro obiettivo di contrastare l’omotransfobia ma molti temono che – una volta diventato legge – potrebbe trasformarsi in una specie di censura verso chi la pensa diversamente dalla Maggioranza. Anche una Drug Queen storica come Platinette, a tal proposito, si è espressa contro al Ddl Zan in quanto – a suo dire – inserire l’identità di genere nei programmi scolastici sarebbe una violenza e discriminerebbe gli eterosessuali. Ma Luxuria procede per la propria strada e ribadisce: ” Se uno è etero, etero rimane. Nessuno andrà a dire ai maschietti “vestitevi da donne”. Istituire una giornata nazionale contro l’omofobia e la transfobia significa piuttosto educare a un comportamento civile, contrastare il bullismo di tutti i tipi, anche omofobo. Mi dispiace che una persona intelligente come Platinette dica delle cose senza probabilmente neanche aver letto la legge“. Tuttavia una legge che sanziona coloro che, attraverso il linguaggio, incitano all’odio già c’è è la legge Mancino del 1993. Ritornando ai filosofi, Guglielmo da Occam raccomandava di non moltiplicare i concetti.