Italiani sempre più poveri e imposte sempre più alte. Così qualcuno ci ricorda che pagare le tasse è un dovere anche per una questione di fede.
“Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio“, diceva Gesù nel tempio. Oggi, purtroppo, dopo lockdown, mesi di chiusure dovute alle zone rosse e stipendi sospesi per milioni di lavoratori che rifiutano il vaccino, sono sempre di più coloro che pregano Dio anche per capire come arrivare alla fine del mese o a mettere insieme un pranzo e una cena per i propri figli. Ma non si smette di parlare di tasse. Lo stesso Papa Francesco, nel pieno della pandemia di Covid – che ha prodotto un’emergenza economica e non solo sanitaria – ha ricordato che pagare le tasse è un dovere. E, addirittura, non è mancato chi ha accusato gli evasori per la mancanza di respiratori negli ospedali pubblici. Ora, a far leva sul senso del dovere d’impronta cristiana, è Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate che -attraverso una lunga disamina pubblicata su Avvenire – ha dichiarato: “Quello di pagare le tasse è un dovere che ci viene rammentato anche dalla Dottrina cristiana. Le tasse sono destinate alla costruzione del bene comune, sono uno dei possibili modi per amare il nostro prossimo”. Ruffini punta sul concetto di solidarietà ma si spinge oltre: a le va anche sul senso di amore cristiano nonché di senso di colpa di un credente che, in quanto figlio di Dio, non può macchiarsi del reato – e peccato – dell’evasione fiscale.
La riflessione di Ruffini arriva proprio nel momento in cui il leader del Partito Democratico, l’ex Premier Enrico Letta, cerca di rilanciare con forza la patrimoniale. Tuttavia, il direttore dell’Agenzia delle Entrate si è fermato ad una visione parziale della dottrina Cristiana. Infatti nel 2007, soffermandosi sulla figura di San Giovanni Crisostomo, Joseph Ratzinger – che all’epoca era vescovo di Roma – ha sottolineato pure come i cristiani d’Oriente avessero contestato l’Impero per via dell’aumento della tassazione. Un atteggiamento che – come rimarcato dall’ex Pontefice sottolineava come i cristiani non per forza hanno, nel corso della loro storia, subito in maniera passiva il dovere della tassazione. Perché Dio non sbaglia ma i vari “Cesare” che si sono susseguiti sono pur sempre essere umani: e l’essere umano può anche sbagliare.