Condannato Mariano Cannio, il domestico che ha buttato giù dal balcone Samuele Gargiulo, 4 anni, che ha perso la vita. Ha ammesso: “Mi sono sporto e l’ho lasciato cadere. Avevo un capogiro” ma il gip è scettico, l’assassino era in cura in un centro di igiene mentale.
Ieri 20 settembre l’udienza – durata circa un’ora e mezza – che ha sentito parlare Mariano Cannio, 38 anni, domestico che venerdì 17 settembre ha lasciato cadere nel vuoto, dal balcone, il piccolo Samuele Gargiulo, di soli 4 anni. La tragedia si è consumata in via Foria, nel centro di Napoli. Ad ascoltare le parole dell’uomo i pm Aprea e Marra e il gip Valentina Gallo, con la presenza dell’avvocato del 38enne Mariassunta Zotti.
Cannio lavorava per la famiglia Gargiulo e in quel momento si trovava in casa, “ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone” spiega Cannio, “attraverso la finestra in prossimità del mobile della cucina. Giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto ed ho lasciato cadere il piccolo.” Parole scioccanti, ma ancor più scioccante è quanto successo subito dopo: “poi sono andato a mangiare una pizza.”
“Subito dopo l’accaduto ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato, consapevole di essere causa di quello che stava accadendo” ha raccontato Cannio in udienza. “Sono fuggito dalla casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità. Poi ho fatto ritorno alla mia abitazione.” Continua a raccontare: “mi sono steso sul letto ed ho iniziato a pensare a quello che era accaduto. Dopo sono sceso e sono andato ad un bar in via Duomo ed ho preso un cappuccino ed un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato.” Il 38enne però, non era in casa sua, bensì in un altro appartamento dove i poliziotti, una volta intercettato l’uomo, sono riusciti ad entrare con l’inganno.
Se ormai non c’è alcun dubbio su chi sia stato a commettere l’omicidio del piccolo Samuele Gargiulo, rimane un mistero il movente. “Non può dirsi allo stato pienamente accertato” e secondo il gip, il capogiro di cui ha parlato Cannio, non è credibile: “non si reputa verosimile che l’indagato avesse avvertito un malore di tale intensità della durata circoscritta all’istante in cui lasciava la presa del bimbo che aveva in braccio” spiega il gip alla fine dell’udienza, “facendolo precipitare nel vuoto ed essendosi dimostrato, invece, totalmente cosciente, nei momenti immediatamente precedenti e in quelli successivi al gesto, momenti che l’indagato ha descritto, infatti, con grande precisione.”
Il gip non crede al capogiro, soprattutto dopo un’altra rivelazione del 38enne: “attualmente sono in cura al centro di igiene mentale in via Santa Maria Antesecula (Sanità), e vengo seguito da un dottore che mi ha riferito che sono affetto da schizofrenia” ha ammesso l’uomo. Mariano Cannio è figlio di un trafficante di droga – divenuto poi, durante il carcere, uno scultore – vicino al clan Giuliano, ed è stato cresciuto da altre famiglie. Sarà stato uno dei motivi dei suoi problemi di salute mentale? A proposito di quest’ultimi, poi, la famiglia Gargiulo ne era a conoscenza? “Non ho detto alla famiglia Gargiulo che ero in cura presso il centro di igiene mentale tantomeno che soffrivo di schizofrenia.”
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