Cresce il numero dei docenti che si oppongono al Green Pass. E non manca chi fa scelte estreme come una professoressa di Pordenone.
Compito di un docente – di un buon docente – è applicare il metodo maieutico: stimolare gli alunni a tirar fuori il proprio pensiero senza influenzarli, stimolare gli allievi a ragionare con la propria testa senza lasciarsi influenzare. Non è facile, pochi ci riescono. Ma Francesca Del Santo forse ha voluto provarci. La docente di Pordenone, dopo 17 anni di carriera – nonostante la giovane età – ha scelto di seguire le proprie idee e convinzioni senza volerle imporre a nessuno. Contraria all’obbligo del Green Pass a scuola, la professoressa ha deciso di licenziarsi: “Mi licenzio perché non voglio il Green Pass. Il vaccino non può essere imposto”. Del Santo aveva una cattedra di Biologia all’Ipsia Della Valentina di Sacile ma ha preferito perdere il lavoro, piuttosto che adeguarsi all’obbligo del patentino verde per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.
Del Santo si è fatta portavoce di tutti quegli insegnanti che, come lei, sono contrari non al vaccino anti Covid di per sé ma all’obbligo di essere muniti di Green Pass per poter lavorare. Del resto non è certo l’unica a pensarla in questo modo nel mondo universitario sono oltre 600 i docenti che si sono schierati contro il Green Pass, tra cui il famoso medievalista Alessandro Barbero. Ma anche diversi amministrativi e bidelli sono contrari al “lasciapassare” per entrare a scuola. La docente ha anche inciso la canzone “Come un virus”, che invoca la libertà di scelta attraverso i canali social e YouTube. E contro chi la addita come una viziata, lei replica che la sua è stata una scelta rischiosa ma dettata dalla sua etica: “Non navigo nell’oro e non ho rendite la priorità è quella di una scelta etica“.